In fiamme sopra l’oceano pacifico. Così il lander lunare Peregrine ha concluso la sua avventura spaziale dopo che una perdita di carburante, riscontrata poche ore dopo il lancio dell’8 gennaio, gli ha impedito di raggiungere la Luna come previsto.

Peregrine è rientrato in atmosfera il 18 gennaio intorno alle 22:00 ora italiana. Astrobotic, l’azienda costruttrice del lander, ha avviato ora un’indagine formale sul fallimento della missione con l’obiettivo valutare eventuali azioni correttive sul lander Griffin: l’azienda di Pittsburgh sta costruendo questo veicolo, molto più grande di Peregrine, per trasportare Viper di Nasa nella regione polare meridionale della Luna. Griffin dovrebbe partire a novembre ma i piani potrebbero modificarsi in base al risultato dell’indagine.

L’ipotesi principale sulla causa della perdita di propellente subita da Peregrine è quella che vede come protagonista una valvola del sistema di pressurizzazione: questa non si sarebbe richiusa correttamente subito dopo il lancio, portando quindi la pressione dei serbatoi oltre i limiti e causando così la rottura.
Un comitato di revisione convocato da Astrobotic dovrà ora analizzare i dati e confermare questa ipotesi. Nasa attenderà dunque di conoscere gli esiti dell’indagine prima di decidere se modificare l’assegnazione a Griffin per il trasporto di Viper.

Nonostante il mancato raggiungimento della Luna, quella di Peregrine non può comunque essere considerata una missione del tutto fallimentare. Astrobotic ha infatti elogiato il team che ha seguito l’avventura del lander lunare, riuscendo a diagnosticare il problema con rapidità e intervenendo con una manovra non pianificata per riorientare il veicolo spaziale: obiettivo di questa correzione era permettere ai pannelli solari di generare energia prima che le batterie del lander si esaurissero.

Inoltre, sono stati attivati 9 dei 20 carichi utili che Peregrine trasportava, tra cui quattro esperimenti della Nasa che fanno parte del programma Commercial Lunar Payload Services (Clps). I carichi utili a bordo attivati hanno dimostrato così la loro idoneità allo spazio, restituendo dati preziosi pur non essendo raccolti dalla superficie della Luna come originariamente previsto.

Il rientro a Terra di Peregrine è avvenuto pochi giorni prima di un’altra impresa lunare: quella di Slim, il lander di Jaxa che è riuscito a posarsi con successo sulla superficie della Luna ma che ha interrotto le comunicazioni poco dopo il touchdown a causa di un problema ai suoi pannelli solari.

Due avventure ravvicinate che ci ricordano come la Luna rimanga una destinazione complicata sia per il settore privato, che non ha ancora portato un suo veicolo spaziale sul nostro satellite, sia per le agenzie spaziali: ad oggi, solo le agenzie governative di Stati Uniti, Unione Sovietica, Cina e per ultima l’India – con lo storico allunaggio di Chandrayaan-3 dello scorso agosto – sono riuscite, infatti, a far atterrare completamente illesi veicoli sulla superficie lunare.

Immagine in evidenza: immagine scattata dal lander lunare Peregrine con dietro la Terra dopo essersi separato dal razzo Vulcan Centaur lo scorso 8 gennaio. Crediti: Astrobotic