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Si è guadagnato il nome del dio egizio del caos e della distruzione, perché una collisione con la Terra sarebbe stata devastante. Stiamo parlando di 99942 Apophis, un asteroide con un diametro di circa 375 m, scoperto nel 2004, che il 13 aprile 2029 passerà a 32.000 km dalla superficie terrestre.
Un fenomeno naturale estremamente raro: Apophis sarà infatti il primo asteroide a essere chiaramente visibile a occhio nudo in gran parte dell’Europa, dell’Africa e in alcune zone dell’Asia. Per un breve periodo si troverà più vicino alla Terra dei satelliti per telecomunicazioni in orbita geostazionaria: vicino abbastanza da non doversene preoccupare. In effetti, già dal 2021, i risultati di osservazioni ottiche e radar, hanno definitivamente escluso qualsiasi possibilità di impatto col nostro pianeta per almeno 100 anni. 

All’incontro con Apophis, ci sarà Ramses (Rapid Apophis Mission for Space Safety), la navicella della prossima missione di difesa planetaria dell’Esa, nell’ambito del programma di sicurezza spaziale.
Il lancio è previsto nell’aprile 2028 così da arrivare su Apophis a febbraio, due mesi prima del passaggio vicino alla Terra. Durante l’avvicinamento, la gravità terrestre influenzerà in maniera significativa le caratteristiche fisiche di Apophis; le forze mareali comprimeranno l’asteroide, modificandone superficie e rotazione e innescando probabilmente frane e terremoti.
Grazie alle indagini sull’asteroide precedenti e successive al passaggio ravvicinato, Ramses ci mostrerà quindi un “prima e dopo” di Apophis, che – formatosi nella fascia principale degli asteroidi tra Marte e Giove circa 4,6 miliardi di anni fa – fornirà inoltre approfondimenti scientifici sulla formazione e l’evoluzione del Sistema Solare.

«C’è ancora così tanto da imparare sugli asteroidi, ma fino ad ora abbiamo dovuto viaggiare nelle profondità del Sistema Solare per studiarli e condurre esperimenti interagendo con la loro superficie – spiega Patrick Michel, Direttore della Ricerca del Cnrs presso l’Osservatorio della Costa Azzurra di Nizza – Per la prima volta in assoluto, la natura ce ne sta portando uno e sta conducendo essa stessa l’esperimento».

Nell’ultimo ventennio, si ha maggiore consapevolezza di una possibile collisione di un Neo (Near-Earth object) con la Terra, in particolare a seguito dell’impatto della cometa Shoemaker Levy 9 avvenuto sul pianeta Giove nel 1994 e la parentesi apertasi nel marzo 1998, quando un asteroide appena scoperto scatenò il panico per via di un ipotetico “scontro” con la Terra previsto nel 2028.

Ramses, che si basa sulla precedente missione Hera dell’Esa, porterà con sé una serie di strumenti scientifici a bordo di due CubeSat, che dispiegherà una volta arrivato su Apophis. I dati verranno combinati con quelli di Osirix-Apex, (ex missione Osiris-Rex che ha raccolto campioni dall’asteroide Bennu) che intanto la Nasa ha riorientato verso Apophis per dare un’occhiata al materiale appena sotto la sua superficie.
L’avvicinamento di Apophis rappresenta un’opportunità scientifica per costruire in anticipo un’efficace risposta di difesa planetaria a un possibile impatto: un’occasione da non perdere, visto che un oggetto di queste dimensioni si avvicina così tanto alla Terra solo una volta ogni 5.000-10.000 anni.

In apertura: immagine artistica della missione Ramses. Crediti: Esa