È la sesta – in ordine di grandezza – tra le lune che costituiscono il vasto entourage di Saturno e sotto il suo ‘volto’ glaciale è racchiuso un oceano, spesso al centro dell’attenzione degli scienziati: si tratta di Encelado, satellite naturale scoperto da William Herschel nel 1789, che torna alla ribalta per uno studio dedicato al profilo chimico del suo pennacchio più grande e all’energia che pervade il suo oceano.

Lo studio, svolto da ricercatori dell’Università di Harvard e del Jet Propulsion Laboratory della Nasa, è stato appena pubblicato su Nature Astronomy (articolo: “Detection of Hcn and diverse redox chemistry in the plume of Enceladus”) e si è basato sui dati di Cassini, la sonda Nasa-Esa-Asi che ha studiato il complesso sistema di Saturno. La missione di Cassini, che ha vantato un significativo contributo italiano, è terminata il 15 settembre 2017 ma il suo archivio continua a fornire una vasta messe di preziosi dati alla comunità scientifica.

Il gruppo di lavoro, in particolare, ha usato le informazioni raccolte dallo strumento Inms (Ion and Neutral Mass Spectrometer), che ha analizzato i gas, gli ioni e le particelle di ghiaccio presenti intorno a Saturno. Gli studiosi, basandosi su metodi matematici e statistici, sono riusciti a individuare le lievi differenze nel modo in cui i diversi componenti chimici si sono presentati nei dati di Cassini. Dall’analisi è emersa una conferma concreta della presenza di acido cianidrico (Hcn), una molecola che riveste un ruolo-chiave nelle origini della vita, nel gigantesco pennacchio di granelli di ghiaccio e vapore acqueo che si diparte da Encelado.

I dati di Cassini hanno poi riservato un’altra sorpresa ai ricercatori: l’evidenza che l’oceano sub-superficiale di questa luna abbia una sorgente piuttosto ‘vivace’ di energia chimica. Questa fonte, identificata solo ora, si presenta sotto forma di svariati composti, alcuni dei quali – sulla Terra – fungono da ‘carburante’ per gli organismi. Quindi, con una maggiore quantità di energia a disposizione – spiegano gli scienziati – è più probabile che delle forme di vita possano svilupparsi e proliferareEncelado, dunque, ospita alcune tra le molecole più importanti per la creazione dei ‘mattoni’ della vita e per il sostegno ad essa tramite reazioni metaboliche.

«Encelado sembra soddisfare non solo i requisiti di base per l’abitabilità – ha dichiarato Jonah Peter, dottorando dell’Università di Harvard e primo autore dell’articolo – ma abbiamo anche un’idea di come vi si potrebbero formare le biomolecole complesse e quali processi chimici potrebbero essere coinvolti».

In alto: Encelado mentre orbita Saturno. Foto scattata da Cassini nel 2007 (Crediti: Nasa/Jpl/Space Science Institute)