La Stazione spaziale internazionale (Iss) e il recente avamposto Tiangong lanciato dalla Cina sono attualmente gli unici due laboratori orbitanti intorno alla Terra. Ma se il Palazzo Celeste (questa la traduzione dal cinese di Tiangong) è un progetto recente, completato tra il 2021 e il 2023, la Iss ha visto i suoi primi moduli in orbita alla fine del 1998 e presto andrà in pensionamento.

Frutto della collaborazione delle agenzie spaziali di Stati Uniti, Russia, Europa, Giappone e Canada, per un totale di 14 diverse nazioni tra cui il fondamentale contributo tecnico e scientifico dell’Italia, la data di fine operatività della Iss è fissata al 2030, limite fino al quale la Nasa e le agenzie partner si impegnano a mantenere in funzione la casa orbitante.
Tuttavia, l’inevitabile smantellamento del primo avamposto in orbita a 400 km di altezza ha spinto Nasa ad aprire ai privati per la realizzazione di future stazioni spaziali tramite cui dare continuità alle attività scientifiche svolte finora sulla Iss e mantenere il presidio dell’orbita bassa.

A seguito degli Space Act Agreements del 2021, tre accordi stipulati da Nasa con altrettante aziende dal valore complessivo di 415,6 miliardi di dollari – di cui uno rescisso in seguito – e un ulteriore finanziamento di 100 milioni di dollari a inizio 2024, sono due gli attuali progetti di future stazioni spaziali commerciali su cui l’agenzia sta scommettendo: il primo è quello di Blue Origin e Sierra Space per la stazione Orbital Reef, finanziata da Nasa con 172 milioni di dollari; il secondo è il progetto guidato da Voyager Space per la realizzazione di Starlab che l’agenzia supporta con 217,5 milioni di dollari.
Al fianco di questo scenario, il terzo partner commerciale di Nasa è Axiom Space con il quale l’agenzia ha stipulato nel 2020 un contratto a prezzo fisso per fornire almeno un modulo commerciale abitabile da collegare alla Iss. Questo sarà il primo passo per la costruzione dell’avamposto commerciale Axiom Station.

L’avamposto commerciale Axiom Station

Illustrazione della Axiom Station. Crediti: Axiom Space

Il piano di Axiom Space è costruire la sua futura stazione spaziale, la Axiom Station, attaccandola prima alla Iss. Saranno quattro in totale i moduli contigui che comporranno il segmento commerciale Axiom collegato alla Stazione Spaziale Internazionale, il primo dei quali, denominato Axiom hub one, verrà lanciato nel 2026.
I primi due elementi portati in orbita potranno ospitare fino a 4 persone ciascuno. Dopo lo smantellamento della stazione spaziale, il segmento commerciale Axiom si separerà dalla Iss per diventare ufficialmente l’avamposto commerciale Axiom Station.
Con un memorandum d’intesa firmato tra Esa e Axiom Space a Parigi nell’ottobre 2023, l’avamposto di Axiom potrà aprire i propri portelli anche alle missioni europee.
La produzione del modulo Axiom hub one è in corso e vede il ruolo fondamentale dei laboratori torinesi di Thales Alenia Space, joint venture tra Thales (67%) e Leonardo (33%), protagonista per lo sviluppo dei primi due elementi pressurizzati chiave della Axiom Station.

La stazione spaziale Orbital Reef

Illustrazione della stazione spaziale Orbital Reef. Crediti: Blue Origin

Il progetto della stazione spaziale Orbital Reef coinvolge una serie di aziende tra cui il capofila Blue Origin, Sierra Space, Boeing e Amazon. Questa dovrebbe essere operativa nel 2027 e sarà un avamposto modulare, altamente versatile e progettato per espandersi nel tempo. Orbital Reef sarà in grado di supportare un equipaggio di 10 persone.
Blue Origin finora ha effettuato test su un sistema di finestre e completato una dimostrazione strutturale. Inoltre, recentemente, ha superato alcuni importanti test riguardanti i sistemi di supporto alla vita, mettendo alla prova i meccanismi di pulizia, recupero e conservazione di aria e acqua sulla futura stazione.
Il sistema di riciclo per l’acqua e l’ossigeno di Orbital Reef sarà molto simile a quello attualmente operativo sulla Iss.

Il laboratorio orbitante Starlab

Illustrazione della stazione spaziale Starlab. Crediti: Voyager Space

La stazione spaziale Starlab sarà gestita da Voyager Space insieme a Nanoracks, Lockheed Martin e Northrop Grumman. La sua particolarità è che la struttura principale consiste in un grande habitat gonfiabile di 340m³. La stazione prevede inoltre un grande braccio robotico per la manutenzione del carico e dei payload esterni e un laboratorio all’avanguardia per ricerche avanzate.
Il lancio di Starlab verrà effettuato entro il 2030 con un unico volo di Starship, non dovendo così assemblare l’avamposto in orbita e riducendo di conseguenza i tempi e i costi di produzione.
Costruito in acciaio inossidabile, verrà realizzato a Terra completamente integrato.

Una volta nello spazio, Starlab potrà ospitare 4 persone e garantirà una presenza commerciale in orbita bassa anche all’Europa. Questo grazie alla firma di un memorandum d’intesa tra Esa, Airbus e Voyager Space durante lo Space Summit di novembre 2023 tenutosi a Siviglia.
Nel gennaio 2024, le due aziende hanno costituito la joint venture Starlab Space Llc per sviluppare la futura stazione spaziale commerciale Starlab.
L’avamposto prevede un collegamento ottico nello spazio libero che consentirà velocità di trasmissione dati più elevate e comunicazioni più efficienti dal punto di vista energetico rispetto ai tradizionali sistemi di comunicazione a radiofrequenza.

Immagine in evidenza: rendering dell’avamposto commerciale Axiom Station ancora collegato alla Stazione Spaziale Internazionale. Crediti: Axiom Space