👉 Seguici anche sul nostro canale WhatsApp! 🚀

 

Ciò che sappiamo sulla Luna dipende, in gran parte, dalle analisi della polvere e delle rocce riportate dalle missioni Apollo.

Dopo oltre 50 anni, gli studi ancora continuano. In una nuova ricerca, pubblicata su Meteoritics & Planetary Science, gli scienziati hanno analizzato alcuni frammenti della regolite raccolta dagli astronauti dell’Apollo 16 nel 1972. La missione ha raccolto complessivamente 96 chili di materiale nella regione dell’altopiano Descartes. Obiettivo della nuova ricerca è catalogare il contenuto di gas nobili che contengono la firma dei processi che hanno contribuito all’evoluzione della superficie della Luna.

«Possiamo costruire un quadro molto più completo della storia della Luna durante il primo periodo del Sistema Solare – ha detto Mark Nottingham dell’Università di Glasgow e autore principale dello studio – In cui avvennero gli impatti più pesanti sulla sua superficie rispetto al periodo meno intenso iniziato circa due miliardi di anni fa».

La polvere di regolite fusa in roccia dopo un impatto viene chiamata breccia. La composizione chimica dei gas intrappolati nei frammenti di breccia mostra per quanto tempo sono rimasti esposti al vento solare e agli impatti di asteroidi. In questo modo si può comprendere la cronologia, il flusso e il tipo di meteoriti che hanno colpito un determinato sito. Nei campioni analizzati nella nuova ricerca è stata rilevata la presenza di vari gas nobili tra cui argon e xeno. Le età specifiche dell’esposizione così misurata variano ampiamente tra i campioni: da 2,5 miliardi a meno di un miliardo di anni, il che suggerisce che il suolo lunare attorno all’area di atterraggio, l’altopiano Descartes, è «ben miscelato», con una parte di esso scavata in superficie da impatti più recenti.

Secondo gli scienziati, studi come questo aiuteranno a comprendere meglio dove potrebbero essere trovati gas nobili e altri elementi per pianificare meglio la futura esplorazione lunare. «È straordinario pensare che i campioni riportati dall’Apollo 16 più di mezzo secolo fa abbiano ancora segreti da rivelare sulla storia della luna e che potrebbero ancora contribuire a dare forma al modo in cui esploreremo il sistema solare nei decenni a venire» ha concluso Nottingham.

Ad oggi, la maggior parte dei campioni raccolti durante tutto il programma Apollo è già stata esaminata. Uno degli ultimi campioni sigillati, raccolti durante la missione Apollo 17, è stato aperto dalla Nasa solo due anni fa, sfruttando così le nuove tecnologie.

 

Immagine in evidenza:  Sito di atterraggio dell’Apollo 16 e codici dei campioni lunari – Crediti: Nasa