Ci sono molti più laghi del previsto nel passato di Marte. È quanto suggerito da una ricerca dell’Università di Hong Kong che ha esaminato le diverse analisi basate sulle osservazioni satellitari realizzate negli ultimi anni, finalizzate a rilevare le tracce di antichi bacini lacustri sul pianeta rosso.

L’analisi globale, i cui risultati sono pubblicati su Nature Astronomy, indica che probabilmente il 70% dei laghi marziani, specialmente quelli più piccoli, non siano stati ancora scoperti, riuscendo a nascondere le proprie tracce al telerilevamento satellitare.

Nonostante oggi Marte sia un deserto ghiacciato, vi sono prove che miliardi di anni fa il pianeta ospitasse numerosi antichi laghi. Attualmente conosciamo circa 500 bacini arcaici marziani, quasi tutti accomunati da una caratteristica: essere più estesi di 100 km².

«Sulla Terra, il 70% dei laghi è più piccolo di queste dimensioni e si trova in ambienti freddi dove i ghiacciai si sono ritirati – spiega il geologo Joseph Michalski, primo autore della ricerca – Questi laghi di piccole dimensioni sono difficili da identificare su Marte con il telerilevamento satellitare, tuttavia verosimilmente molti piccoli laghi esistevano. È probabile che almeno il 70% dei laghi marziani non sia ancora stato scoperto».

La maggior parte dei bacini marziani conosciuti fino a oggi risale al periodo Noachiano, compreso tra 3.500 e 4.000 milioni di anni fa e prima fase dell’evoluzione geologica del pianeta. Si suppone che gli antichi laghi di Marte abbiano avuto, generalmente, un’esistenza breve; ipotesi che implicherebbe, per un pianeta per lo più freddo e secco, l’avvicendarsi di brevi episodi di riscaldamento climatico.

I luoghi dove in passato si trovavano gli antichi laghi di Marte sono target privilegiati per molte missioni robotiche con destinazione il Pianeta rosso. Il rover marziano Perseverance della Nasa, per esempio, si trova ora all’interno di un antico delta fluviale nel cratere Jezero, dove sta cercando le biofirme della presenza di vita passata sul pianeta.

Ma oltre alle tracce biochimiche, gli antichi laghi potrebbe fornire anche fondamentali indizi sul cambiamento climatico subìto dal pianeta. Gli antichi depositi lacustri del Noachiano potrebbero, infatti, contenere alcuni minerali argillosi in grado di rivelare ancora oggi le caratteristiche dell’antica atmosfera e del clima marziano.

A questi potrebbe essere interessata la Cina: il robot Zhurong, il primo rover cinese atterrato su un altro pianeta, è attualmente in esplorazione delle pianure di Utopia Planitia, proprio alla ricerca di indizi mineralogici e chimici sui recenti cambiamenti climatici. La Cina sta ora pianificando una missione di restituzione dei campioni, che potrebbe avvenire alla fine di questo decennio, e potenzialmente avere come obiettivo uno degli interessanti depositi lacustri.

Immagine in evidenza: illustrazione artistica dell’antico lago marziano Eridania, Crediti: Kevin Gill da dati Nasa / Jpl / Usgs