Si è svolto con successo il primo test notturno per Ariane 6, il nuovissimo vettore di Esa. Presso lo spazioporto europeo di Kourou, in Guyana francese, il razzo europeo ha superato la prova bagnata, ossia un conto alla rovescia completo in cui si sono testate le fasi di riempimento e poi di svuotamento del carburante.

Per la squadra di terra di Ariane 6 questa è la terza volta in cui si è potuto effettuare una esercitazione lungo tutto il conto alla rovescia. Le precedenti due occasioni sono state quelle del test del 18 febbraio, con la simulazione della sequenza di lancio, e l’accensione del motore principale del 5 settembre.

A differenza loro, la prova bagnata del 24 ottobre è andata però in scena nelle ore notturne con l’obiettivo testare le operazioni a temperature ambientali più basse.

Chiamato combined test loading o Ctlo 2.1, scopo del test è stato quello di aumentare la robustezza del sistema di lancio e testare le procedure di sicurezza di emergenza, simulando eventuali anomalie che potrebbero bloccare il conto alla rovescia.

«Attraverso simulazioni di situazioni fuori norma, il Ctlo 2.1 ha dato ai team operativi una maggiore fiducia nel conto alla rovescia di lancio e più dati di prova per l’analisi e la fluidità delle operazioni fino al decollo» afferma Pier Domenico Resta, responsabile del sistema di lancio e dell’ingegneria dell’Ariane 6 dell’Esa.

La prova è durata complessivamente oltre 30 ore, in cui tre squadre di terra differenti si sono succedute a turno nelle esercitazioni. Ciascuna di esse ha lavorato ininterrottamente per 10 ore chiamata a gestire situazioni al limite delle capacità operative. Ogni team è composto dal personale del Cnes, dell’Esa, di Arianespace e di ArianeGroup.

Il motivo principale per cui questo test ha una durata così elevata sta nel fatto che le operazioni di rifornimento e di svuotamento richiedono molto tempo. Utilizzando l’ossigeno e l’idrogeno liquidi come combustibile, questi propellenti devono essere raffreddati a temperature estreme, inferiori a -250°C, rendendo così pericoloso il loro utilizzo e molto lento ogni loro versamento: infatti, solo per svuotare l’idrogeno liquido dai serbatoi sono state necessarie oltre sette ore.
L’aria umida tropicale che circonda lo spazioporto europeo è, inoltre, un fattore ambientale che non aiuta: il raffreddamento di questi liquidi in condizioni di elevata umidità potrebbe, infatti, causare la formazione di ghiaccio sul razzo.

«Questa prova notturna ha permesso ai team di esercitarsi a caricare il razzo con il carburante quando la temperatura esterna è più bassa: senza la luce solare che illumina i serbatoi dell’Ariane 6, il carburante all’interno si comporta in modo sensibilmente diverso e dobbiamo tenere conto della formazione di condensa e ghiaccio» Tony dos Santos, responsabile delle operazioni dei sistemi di terra dell’Ariane 6 dell’Esa a Kourou

Con un debutto previsto non prima del 2024, Ariane 6 dovrà affrontare a breve un’altra prova fondamentale, entro la fine di novembre. Il prossimo test consisterà in un’accensione completa di otto minuti del motore principale, verrà cioè simulata la propulsione che normalmente spinge il razzo e i suoi passeggeri nello spazio. Questa prova, tuttavia, verrà svolta mantenendo il modello di prova dell’Ariane 6 ancora saldamente fissato al suolo terrestre.