È tutto italiano il team che effettuerà le prime analisi preliminari del campione di Bennu, consegnato alla Terra lo scorso 24 settembre dalla sonda Nasa Osiris-Rex. Il team è composto da tre ricercatori Inaf, ossia John Robert Brucato dell’Osservatorio Astrofisico di Arcetri, Elisabetta Dotto dell’Osservatorio Astronomico di Roma e Maurizio Pajola dell’Osservatorio Astronomico di Padova.

Il lavoro di indagine del gruppo italiano vede il fondamentale finanziamento da parte di Asi, che dal 2013 partecipa alla missione Nasa.
Come ci ha raccontato in un’intervista esclusiva Maurizio Pajola, il sostegno di Asi è per loro rilevante principalmente su due differenti fasi: «questi finanziamenti ci permettono di continuare la analisi dei dati raccolti da Osiris-Rex nello studio di Bennu, ma sono fondamentali anche per indagare ora il campione prelevato dall’asteroide e giunto fino a noi. Il nostro scopo è selezionarne i frammenti migliori per le prossime analisi scientifiche che coinvolgeranno di nuovo anche l’Italia».

Maurizio Pajola, ricercatore all’Osservatorio astronomico dell’Inaf di Padova che con John Robert Brucato, dell’osservatorio astrofisico di Arcetri, ed Elisabetta Dotto, dell’Osservatorio di Roma, fa parte del team italiano che effettuerà le prime analisi preliminari dei campioni di Bennu.

Del campione giunto fino a noi solo il 30% verrà, infatti, destinato alle ricerche, mentre il restante 70% sarà preservato per studiarlo in futuro, sfruttando così tecniche oggi non ancora esistenti. Prima di arrivare a selezionare la parte di materiale da distribuire ai laboratori di tutto il mondo, verranno effettuate nei prossimi giorni le analisi preliminari.

Quando la prossima settimana la capsula verrà aperta presso il Johnson Space Center, la prima attività che vedrà impegnato il gruppo italiano sarà quella dell’analisi, attraverso l’imaging, della distribuzione dei diversi sassetti che compongono il campione.

«Una volta che verrà aperta la capsula, vedremo il contenitore vero e proprio del campione, ossia la ringhiera circolare all’interno della quale si trovano tutti i sassetti raccolti da Bennu. Rimanendo sempre sotto un flusso di azoto, quindi un ambiente protetto dai contaminanti terrestri, verranno fatte delle immagini monocromatiche e poi a colori, Rgb».

Senza toccare il campione, si dovranno catalogare i diversi frammenti presenti nel contenitore in base alle loro dimensioni per comprendere se le dimensioni dei sassetti giunti a noi siano uguali a quelle delle rocce presenti in superficie su Bennu.

«Da questo confronto capiremo se la fase di campionatura di Osiris-Rex o l’entrata in atmosfera terrestre della capsula abbiano compresso o modificato i frammenti raccolti», afferma Pajola.

Accertarsi che il campione non abbia subito modifiche risulta fondamentale in quanto la composizione dei frammenti potrebbe rivelare informazioni rilevanti in ottica di future strategie di difesa planetaria contro corpi vicini alla Terra potenzialmente pericolosi. Pajola sottolinea, infatti, come alla base dello studio degli asteroidi vi siano 3 pilastri principali: l’interesse scientifico, la difesa planetaria e il mining, ossia la futura possibilità di estrarre materie prime da altri corpi celesti.

Dal punto di vista scientifico, il campione di Bennu potrà fornire informazioni sull’origine dei pianeti del Sistema Solare, ma anche su come si siano generati gli elementi organici fondamentali che, portati dagli asteroidi sul nostro pianeta, hanno reso possibile la vita sulla Terra.
Ma lo studio delle proprietà chimiche e fisiche del campione sarà rilevante anche per i dati unici che potrà fornire in ottica dello sviluppo di future strategie di difesa planetaria.

«Avere dei grani coerenti con quelli presenti sull’asteroide ci permette di capire, ad esempio, quanto li posso comprimere e che cosa succede se io metto una carica esplosiva vicina, ottenendo così informazioni fondamentali per la difesa planetaria dagli asteroidi», conclude Pajola.

Si comprende dunque come sia vasto l’interesse delle diverse agenzie spaziali nello sviluppare missioni e ricerche per studiare i corpi asteroidali. Guardando all’Italia, Asi è in prima linea su due dei principali binari individuati da Pajola. Già protagonista con Inaf delle analisi che verranno effettuate su una parte dei campioni prelevati dall’asteroide Ryugu dalla missione Hayabusa 2 di Jaxa, anche nel caso del campione di Osiris-Rex da Bennu Asi ha un ruolo fondamentale, attraverso il finanziamento delle attività di ricerche che il gruppo italiano svolgerà in queste fasi preliminari e la fornitura di alcune tecnologie necessarie.

Lo sforzo di Asi si è rivolto in questi anni però anche alla difesa della Terra dagli asteroidi, grazie alla missione LiciaCube andata in scena esattamente un anno prima della consegna dei campioni di Bennu. La notte tra il 26 e il 27 settembre del 2022, infatti, il nanosatellite tutto italiano è stato il testimone oculare del primo test di difesa planetaria in assoluto, quando la sonda Dart di Nasa si è scagliata con successo contro l’asteroide Dimorphos con l’obiettivo di deviarne l’orbita, a 11 milioni di km dal nostro pianeta.

 

Immagine in evidenza: foto scattata dall’esterno di una camera bianca temporanea allestita in un hangar dello Utah Test and Training Range del Dipartimento della Difesa. Nell’immagine, i membri del team di Osiris-Rex stanno smontando una capsula, con all’interno un campione di asteroide, atterrata sul poligono militare il 24 settembre 2023. Crediti: Keegan Barber.