Due scienziati del Carnegie Institution for Science (Cis) hanno sviluppato una nuova tecnica, descritta su Science Advances, per comprendere in che modo i materiali che hanno formato lo strato più interno della Terra si sono infiltrati nelle profondità del nostro pianeta.

La Terra si è formata circa quattro miliardi e mezzo di anni fa, a partire dal gas e dalla polvere che circondavano il Sole. Man mano che il nostro pianeta cresceva, le sostanze più dense sono sprofondate al suo interno. In questo modo si sono venuti a creare strati di materiali distinti: la crosta, il mantello, e infine il nucleo. Dai dati sismici è emerso che nel nucleo, composto perlopiù da ferro liquido, in passato si sono dissolti elementi quali ossigeno, zolfo, silicio e carbonio: un fenomeno che la geochimica, finora, non era stata in grado di spiegare. Ma le profondità della Terra celavano un altro mistero: il mantello è costituito in gran parte da silicati – rocce con una specifica struttura di ossigeno e silicio – eppure presenta alte concentrazioni di elementi siderofili, ossia che si trovano prevalentemente nel nucleo, assieme al ferro.

Finalmente, però, sembra essere arrivata una spiegazione per entrambi i fenomeni. Grazie all’uso di particolari presse idrauliche, infatti, i due ricercatori del Cis sono riusciti a riprodurre le alte pressioni che caratterizzano gli strati interni della Terra e ricreare i processi tramite i quali il nucleo si è formato. Sembrerebbe che il ferro liquido sia colato tra le crepe tra i silicati, in maniera del tutto simile all’acqua che viene filtrata attraverso i fondi di caffè. Questo avrebbe portato a numerosi scambi di elementi chimici, in grado di dare una spiegazione a quanto si conosce sugli strati più interni del nostro pianeta.

Nel futuro, la comprensione di questi meccanismi «migliorerà la nostra conoscenza dei vari modi in cui il nucleo e il mantello terrestre hanno interagito nel corso della loro storia», sostiene Lin Wang, uno dei due autori della ricerca. La nuova tecnica da loro sviluppata, inoltre, potrà essere applicata anche al caso di altri pianeti rocciosi.

Immagine in evidenza: rappresentazione artistica degli strati che compongono la Terra. Crediti: iStock