Per gli appassionati di Marte, la fine di una missione sul pianeta rosso non è mai un evento neutro. Tanto più che i rover e i lander che negli ultimi anni si sono susseguiti nell’esplorazione del suolo marziano hanno sempre avuto un che di umanizzato: il team della Nasa che gestiva ogni fase di queste missioni, compresi gli aspetti comunicativi, ha sempre fatto dialogare le ‘sue’ creature robotiche con il pubblico. E così abbiamo finito per affezionarci a questi esploratori marziani, abbiamo gioito dei loro successi e ci siamo dispiaciuti alla fine delle loro storie. InSight, il primo lander ad aver registrato i terremoti su Marte, non è stato da meno. La missione è terminata ufficialmente pochi giorni prima di Natale, dopo 1440 sol (giorni marziani), per un totale di oltre quattro anni di scoperte straordinarie sul pianeta rosso.

L’ultimo ‘saluto’  

Ha ricevuto oltre 700mila like, quello che a tutti gli effetti è diventato il saluto di InSight ai suoi fan. Come di consueto, il team della Nasa ha affidato a Twitter il messaggio: – «La mia energia – si legge sul canale ufficiale di InSight – è davvero bassa, quindi questa potrebbe essere l’ultima immagine che riesco a mandarvi. M non preoccupatevi per me: il tempo che ho trascorso qui è stato proficuo e sereno. Se sarò in grado di parlare ancora con il mio team di missione, lo farò – ma in ogni caso mi ritirerò presto. Grazie per essere rimasti con me».

Il tweet, inviato il 19 dicembre, è stato effettivamente l’ultimo. E l’immagine che lo accompagnava è stata l’ultima cartolina da Marte realizzata da InSight. Nello scatto si vede il sismometro del lander, il primo ad aver registrato i terremoti marziani, ricoperto di polvere. Ed è stata proprio la temibile polvere marziana la principale responsabile della fine di InSight. Dopo aver ricoperto per mesi i pannelli solari, ha ridotto l’energia del lander fino a rendere impossibile ogni comunicazione. Dopo diversi tentativi di rimettersi in contatto con InSight, il team della Nasa ha dichiarato ufficialmente la missione conclusa il 21 dicembre 2022. Oltre quattro anni dall’inizio della sua avventura marziana, e dopo aver gettato una nuova luce sui meandri del pianeta rosso.

L’inizio: quando InSight ha toccato Marte

InSight, acronimo di Interior Exploration using Seismic Investigations, Geodesy and Heat Transport, è partito il 5 maggio 2018 a bordo di un razzo Atlas 5, dalla base californiana di Vandenberg. Il lande ha toccato illeso il suolo di Marte il 26 novembre 2018, dopo un viaggio di poco oltre sei mesi. Anche l’Italia ha partecipato all’ammartaggio di InSight, monitorandolo attraverso il Sardinia Deep Space Antenna dell’Agenzia Spaziale Italiana, parte del del Deep Space Network. La grande parabola del radiotelescopio Srt situata nella località di San Basilio, in provincia di Cagliari, ha ricevuto i dati inviati dalla sonda durante la fase di discesa. Si tratta dei famosi ‘sette minuti di terrore’, uno dei momenti più delicati per qualunque missione marziana: l’atmosfera del pianeta rosso è infatti così rarefatta da non riuscire a rallentare le sonde durante la discesa. InSight è riuscito ad atterrare illeso grazie a un sofisticato sistema di frenata iniziato durante l’ingresso del lander in atmosfera, mentre viaggiava a una velocità di 5,5 Km al secondo.

La scienza di InSight

Obiettivo principale di InSight era studio del sottosuolo di Marte, per comprendere meglio l’origine di questo pianeta e dei suoi colleghi rocciosi del Sistema Solare interno. Qualche giorno dopo il suo arrivo sul pianeta rosso, il lander della Nasa ha disteso il suo braccio robotico lungo quasi due metri. Il braccio è stato poi utilizzato per posare sul suolo di Elysium Planitia, sito di ammartaggio, gli strumenti scientifici a bordo: il sismometro Seis (Seismic Experiment for Interior Structure) per rilevare i movimenti del sottosuolo, e il sensore termico Hp3 (Heat and Physical Properties Package), progettato per misurare la temperatura del sottosuolo marziano.

Hp3, posizionato a circa 1 metro di distanza da Seis, era dotato di una piccola talpa, costruita per spingersi fino a 5 metri di profondità sotto la crosta del pianeta ma purtroppo bloccata poco più di due anni dopo l’inizio della missione.

A bordo di InSight, anche l’italiano Larri (Laser Retro-Reflector for Insight), un microriflettore di ultima generazione sviluppato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana, con l’obiettivo di fornire la posizione accurata del lander durante la sua attività esplorativa. Uno strumento simile, Lara, è stato installato anche a bordo del rover marziano Perseverance.

I terremoti marziani

Il primo evento sismico mai registrato sul mondo rosso è stato catturato da InSight il 6 aprile 2019. Dando così la conferma definitiva dei terremoti marziani – molto diversi rispetto a quelli terrestri.  La principale differenza rispetto al nostro pianeta è che qui abbiamo la tettonica a placche, che genera i terremoti spostando le placche e le faglie. Marte, così come la Luna, non ha una tettonica attiva, ma il raffreddamento del pianeta causa contrazioni del sottosuolo che possono dare origine a piccole scosse.

Il primo sisma marziano è stato catalogato intorno a una magnitudo di 2-2.5.  Successivamente, Seis ha ascoltato altri due marsquake, il 22 maggio 2019 (magnitudo 3.7) e il 25 luglio dello stesso anni (magnitudo 3.3). Nei mesi successivi, il sismografo di InSight non si è più fermato. Fornito dal Cnes francese, Seis ha rilevato più di 1.300 terremoti marziani nel corso della sua carriera scientifica. Tra questi, anche un sisma da record di magnitudo 5, verificatasi il 4 maggio 2022.

Grazie ai dati di InSight è stato anche possibile osservare come le onde sismiche cambiano attraversando il pianeta, offrendo così uno sguardo senza precedenti sugli strati più interni di Marte. Così come una migliore comprensione dei meccanismi di formazione di tutti i mondi rocciosi, incluso il nostro.

Il cuore di Marte

Oltre ad aver registrato per la prima volta i terremoti marziani, InSight ha anche permesso di stimare per la prima volta le dimensioni del nucleo di Marte. Un calcolo reso possibile proprio dai marsquake: analizzando l’inizio e la fine delle onde sismiche, gli scienziati sono riusciti a calcolare la densità delle zone marziane attraversate. Da qui è stato possibile misurare la profondità del confine tra il nucleo e il mantello in diversi punti, calcolando così la dimensione del nucleo marziano. Che, secondo le stime, avrebbe un raggio compreso tra 1810 e 1860 chilometri.

Inoltre, i dati di InSight suggeriscono che il nucleo debba contenere più elementi leggeri di quanto si pensasse in precedenza.

La sabbia marziana e la fine di InSight

La Nasa sa bene che freddo e sabbia non sono nemici da sottovalutare su Marte. Il rover Spirit non è sopravvissuto all’inverno marziano nel 2010, mentre il gemello Opportunity ha concluso la sua missione nel 2019 a seguito di una tempesta di sabbia particolarmente aggressiva, che ha del tutto oscurato i pannelli solari del robottino interrompendo ogni comunicazione. Nel caso di InSight, l’agenzia statunitense ha quindi cercato il più possibile di giocare d’anticipo. Appena la sabbia – com’era inevitabile – ha iniziato ad accumularsi sui pannelli solari del lander, il team di missione ha messo in campo una strategia preventiva, alternando diverse fasi di risparmio energetico.

I tecnici del Jpl hanno addirittura sperimentato un sistema innovativo di pulizia, utilizzando il braccio robotico di InSight.

Tutto questo ha permesso di rimandare di oltre un anno la pensione di InSight. Ottenendo così un’ulteriore miniera d’oro di dati – come quelli che lo scorso ottobre hanno permesso per la prima volta di mettere in relazione un terremoto marziano con l’impatto di un meteorite. Oggi, alla fine del 2022 e alla fine di InSight, resta una grande eredità scientifica, fondamentale per comprendere sempre meglio la composizione e la storia del pianeta che un giorno vedrà l’arrivo del primo equipaggio umano.