Due ghiacciai si stanno fratturando e indebolendo più velocemente che mai, andando così verso il completo scioglimento e il conseguente innalzamento del livello del mare. La notizia allarmante arriva da un nuovo studio, che ha analizzato i dati raccolti da diverse missioni che osservano la situazione dei ghiacciai in Antartide.

Pine Island e Thwaites sono due dei ghiacciai più dinamici nel continente antartico, responsabili di un 5% dell’innalzamento del livello del mare globale, e le loro superfici insieme formano un’area delle dimensioni della Norvegia. La morfologia dei due ghiacciai, negli ultimi decenni, si è nettamente modificata: i cambiamenti climatici e il riscaldamento degli oceani ne hanno determinato lo scioglimento e il conseguente assottigliamento e ritiro delle piattaforme di ghiaccio.

Il nuovo studio, guidato da Stef Lhermitte della Delft University of Technology, nei Paesi Bassi, ha esaminato i dati raccolti dalla missione dell’Esa Earth Explorer CryoSat, dai satelliti Sentinel-1 del programma Copernicus della Commissione Europea, dal programma Landsat di Nasa/Usgs e dallo strumento giapponese Aster a bordo del satellite Terra della Nasa. Dai risultati è emerso che ci sono importanti danni strutturali che interessano le piattaforme di ghiaccio dei due ghiacciai, con crepacci, spaccature e fratture aperte che ne indicano la lenta lacerazione. Il team di ricerca ha studiato i cambiamenti avvenuti dal 1997 al 2019, evidenziando un netto deterioramento della situazione. Le fratture presenti nei ghiacciai potrebbero quindi innescare un processo di feedback, che porterà alla disintegrazione delle piattaforme stesse.

Le previsioni sull’evoluzione di questa situazione nei prossimi decenni sono purtroppo incerte, poiché i modelli computerizzati non sono in grado di tenere completamente conto dei processi e delle proprietà dei ghiacciai. 

«I risultati di questo studio evidenziano la pressante necessità di includere i processi di feedback nei modelli di proiezione di ritiro della piattaforma di ghiaccio, perdita di massa della calotta glaciale e cambiamento del livello del mare», ha commentato Mark Drinkwater dell’Esa. Il team di ricerca continuerà a migliorare i metodi di osservazione e i modelli di previsione per indagare i processi e le conseguenze delle prossime evoluzioni.