È andato in pezzi e ha prodotto ad una ‘squadra’ di piccoli iceberg, in un’area di circa 125 chilometri quadrati: protagonista di questa traumatica rottura, che rende l’idea del precario stato di salute dell’Artico, è il ghiacciaio Spalte, una sezione della piattaforma Nioghalvfjerdsfjorden (nota anche con la più concisa sigla 79N), la più grande della Groenlandia. Nello specifico, 79N è la parte finale della lingua di ghiaccio della Groenlandia nordorientale (Negis – Northeast Greenland Ice Stream).
La triste evoluzione dello Spalte non è sfuggita allo sguardo delle ‘sentinelle’ del programma europeo Copernicus: in particolare, la rilevazione è stata effettuata dalla coppia di satelliti Sentinel-2, che ha ripreso il ghiacciaio in quattro momenti differenti, tra il 29 giugno e il 24 luglio 2020, realizzando altrettante immagini. Nella prima foto, il ghiacciaio è ancora presente, nonostante le palesi spaccature, mentre nella seconda (30 giugno) cominciano a mostrarsi alcune fratture più evidenti in cui si insinua l’acqua oceanica. Con la terza immagine giungiamo al 5 luglio e la situazione si fa più drammatica, con l’acqua che comincia a prendere il sopravvento sul ghiacciaio che, arrivati alla foto finale del 24 luglio, è ridotto oramai ad un insieme di piccoli iceberg.
Lo Spalte, dopo alcuni anni di declino, si è quindi separato dalla piattaforma 79N che, a sua volta, si è ritirata di ben 23 chilometri dal 1990 ad oggi; le ultime due estati sono state particolarmente inclementi e hanno reso le perdite di ghiaccio di 79N ancor più pesanti. Una conseguenza di questi fenomeni, dovuti al sopravvento delle attuali bizzarrie del clima, è anche la formazione di piccoli laghi in seguito allo scioglimento della coltre glaciale.
I satelliti Sentinel-2, lanciati rispettivamente nel 2015 (A) e nel 2017 (B), sono stati progettati per l’osservazione multi-spettrale e nella loro attività di monitoraggio hanno più volte posato lo sguardo sulle aree glaciali della Terra, facendo la differenza, ad esempio, per il livello di risoluzione delle immagini realizzate con i loro dati.
In alto: le foto del ghiacciaio del 29 giugno e del 24 luglio; qui sotto quelle del 30 giugno e del 5 luglio (Crediti: Copernicus data-2020, processed by Esa).