Nell’ipotesi che un asteroide colpisca la Terra, l’unica strategia di difesa pare sia quella di farsi trovare pronti. E qualcuno ci sta già lavorando.
Da undici anni, con cadenza biennale, la Nasa conduce esercitazioni su possibili impatti di oggetti near-Earth per valutare rischi e opzioni di risposta. La quinta si è tenuta lo scorso aprile presso il Johns Hopkins Applied Physics Laboratory a Laurel, nel Maryland.
Durante l’esercitazione – guidata dall’Ufficio di coordinamento della difesa planetaria della Nasa in collaborazione con la Fema (Agenzia federale per la gestione delle emergenze) e l’Ufficio per gli affari spaziali del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti – circa 100 partecipanti da agenzie governative statunitensi ed esperti internazionali di difesa planetaria hanno valutato lo scenario di un ipotetico impatto di asteroide sulla Terra.
Gli scienziati del Center for Near Earth Object Studies (Cneos) del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa – che nella vita reale calcolano l’orbita di ogni oggetto vicino alla Terra per valutare i potenziali pericoli di impatto – hanno svolto un ruolo importante nel progettare questa simulazione, resa ancora più realistica grazie a calcoli e osservazioni precedenti all’esercitazione per stimare le probabilità dello “scontro”.
Immaginiamo il contesto: viene identificato un asteroide mai rilevato prima che, in base ai primi calcoli, ha il 72% di probabilità di colpire la Terra entro il 2038. Le possibili aree di impatto includono Nord America, Europa meridionale e Nord Africa, ma le osservazioni preliminari non bastano a determinare con precisione le dimensioni, la composizione e la traiettoria a lungo termine dell’asteroide. A complicare ancora di più questa esercitazione, l’asteroide – dopo essere stato tracciato per diversi mesi – si avvicina troppo al Sole, rendendo impossibili altre osservazioni per i successivi sette mesi. Bisogna decidere in fretta cosa fare. Quali potrebbero essere le risposte internazionali a uno scenario simile?
«A questo punto, l’impatto sarebbe probabile ma non ancora certo, e ci sarebbero significative incertezze sulla dimensione dell’oggetto e sul luogo dell’impatto – spiega Davide Farnocchia, del Cneos e del Jpl della Nasa, a guida della progettazione dell’orbita dell’asteroide – Sarebbe interessante vedere come ciò potrebbe influenzare le scelte dei decisori e come la comunità internazionale potrebbe rispondere a una minaccia reale prevista con 14 anni di anticipo».
Questa esercitazione è stata la prima a utilizzare i dati della missione Dart, il primo esperimento dimostrativo al mondo di una tecnologia per la difesa planetaria, documentato da vicino dal nanosatellite LiciaCube di Asi. La navicella è stata lanciata per impattare, il 26 settembre 2022, in pieno il suo bersaglio, il piccolo asteroide Dimorphos, con. lo scopo di dimostrare che un impattatore cinetico sia in grado di modificare la traiettoria di un asteroide, così da validare una strategia di difesa nel caso in cui un corpo pericolo si trovasse mai in rotta di collisione con la Terra.
I rischi di un simile disastro naturale potrebbero essere previsti con largo anticipo con osservatori avanzati, come il Neo Surveyor (Near-Earth Object Surveyor), un telescopio spaziale a infrarossi che la Nasa prevede di lanciare per giugno 2028, e progettato per sorvegliare la Terra individuando oggetti vicini e potenzialmente pericolosi molti anni prima che minaccino un impatto.
In apertura: rappresentazione artistica di un asteroide che fluttua nello spazio. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech