Quando il primo uomo sbarcherà sulla Luna avrà il suo rover ad aspettarlo. Lo ha detto Tom Cremins, amministratore associato della Nasa durante un intervento allo SpaceCom di Houston dedicato alle strategie e ai piani che l’agenzia spaziale americana ha in serbo per il programma Artemis e che saranno realizzati insieme alle aziende private.
«Vogliamo che il rover sia già lì sul suolo lunare, ad attendere l’arrivo dei nostri astronauti – ha affermato Cremins – in seguito verrà utilizzato per condurre operazioni ed esperimenti scientifici in situ». A questo proposito, la Nasa pubblicherà una call nelle prossime settimane che prevede lo sviluppo del rover attraverso la costituzione di un partenariato pubblico-privato gestito dal Johnson Space Center.
Per quanto riguarda i piani già confermati per i prossimi anni, la Nasa ha approvato la costruzione di Viper (Volatiles Investigating Polar Exploration Rover) un rover che verrà inviato sulla Luna grazie a un lanciatore e a un lander scelti nell’ambito del Commercial Lunar Payload Services. L’obiettivo di Viper , che verrà lanciato nel 2022, sarà quello di mappare il ghiaccio d’acqua presente al polo sud lunare con l’ausilio di quattro strumenti scientifici tra cui una trivella lunga un metro. Viper sarà cruciale per la raccolta di informazioni che saranno utili per la costruzione di una base permanente sulla Luna che potrà servire da stazione intermedia per il viaggio verso Marte e gli altri oggetti del Sistema Solare.
Lo sviluppo di Viper come partnership con l’industria segue il modello di molti altri elementi del programma Artemis. A questo proposito, la Nasa sta valutando alcune proposte presentate all’interno dello Human Landing Systems un programma che avrebbe un approccio molto orientato sullo sviluppo commerciale di lander e dei servizi di sbarco sulla Luna. Le specifiche del programma però, non sono state ancora rese note così come non sono stati rivelati i nomi delle aziende che hanno presentato delle proposte.
La Nasa sta utilizzando questa forma di partnership sempre più spesso per dimezzare i tempi di costruzione e contenere i costi per lo sviluppo di rover e lander. La mobilità infatti, è considerata un elemento chiave per ogni genere di esplorazione che sia umana o robotica. Proprio nei giorni scorsi, la Nasa ha annunciato di aver selezionato cinque aziende nell’ambito del Commercial Lunar Payload Services (Clps) idonee allo sviluppo di lander lunari. Il quintetto, che va ad aggiungersi alle nove società precedentemente selezionate, è composto da grandi nomi del panorama spaziale come SpaceX e Blue Origin e da aziende più piccole come Ceres Robotics, Sierra Nevada Corporation e Tyvak Nano-Satellite Systems. L’obiettivo della Nasa è unire in un unico grande sistema diverse realtà industriali, che possano rendere possibile l’esplorazione prima lunare poi multiplanetaria, nel prossimo futuro.
«Vogliamo accelerare i piani per il Clps – ha detto Steve Clark vice direttore delle missioni scientifiche Nasa- i lander che verranno forniti da questo gruppo di aziende, trasporteranno gli strumenti necessari agli astronauti prima del loro sbarco con Artemis nel 2024 e consegneranno anche i payload scientifici».
Ognuna delle cinque aziende è stata scelta per le proprie competenze settoriali, a partire da SpaceX che con Starship promette di fare la spola tra la Terra e La luna trasportando circa 100 tonnellate di carico utile. Blue Origin, ha messo a disposizione il suo lander Blue Moon, presentato nel maggio scorso, in grado di farsi carico di diverse tonnellate di payload, superando i bruschi sbalzi di temperatura della notte lunare. Tyvak Nano-Satellite Systems, ha in programma di sfruttare l’esperienza maturata nella costruzione di smallsats per lo sviluppo di piccoli lander lunari, versatili e in grado di svolgere molteplici compiti. Ceres Robotics e Sierra Nevada Corporation si dedicheranno anche loro alla costruzione di piccoli lander e dei sistemi di navigazione.
Anche se la Nasa continua a presentare il 2024 come data per il ritorno dell’uomo sulla Luna, sta guardando oltre questa deadline, progettando attività lunari che vedono una notevole presenza internazionale. Il Giappone, ad esempio, è uno di quei paesi che ha dimostrato subito interesse per le prossime attività lunari e ha intenzione di contribuire alla costruzione di un grande lander che potrebbe consentire agli astronauti di compiere esplorazioni più lunghe. Un altro elemento cruciale dei piani di attività post 2024 è l’espansione delle capacità del Gateway lunare. «Stiamo pianificando di sviluppare le capacità iniziali dal Gateway attraverso partnership internazionali e commerciali – ha concluso Cremins – dopo il 2024 uniremo le attività della stazione in orbita cislunare con quelle in superficie».