👉 Seguici anche sul nostro canale WhatsApp! 🚀

Si è infranto per la seconda volta il sogno lunare di ispace. Ieri 5 giugno, Resilience, il lander della compagnia giapponese, ha probabilmente terminato la sua missione con un impatto violento sulla superficie della Luna. L’atterraggio era previsto per le 21:17 ora italiana, ma qualcosa non è andato secondo i piani. Secondo quanto riferito da ispace, le fasi iniziali dell’avvicinamento e della discesa si sono svolte regolarmente. Tuttavia, la telemetria trasmessa durante la diretta dell’azienda ha rivelato un’anomalia: il lander ha raggiunto la superficie circa 1 minuto e 45 secondi prima del previsto, procedendo a una velocità pari a 187 chilometrti orari, troppo elevata per un atterraggio sicuro. Pochi istanti dopo, la telemetria è stata interrotta e la diretta si è conclusa circa 25 minuti più tardi, senza ulteriori aggiornamenti immediati.

In un comunicato diffuso cinque ore dopo il momento previsto per l’atterraggio, ispace ha dichiarato che Resilience è, con ogni probabilità, andato perduto. Le cause sembrano legate a un malfunzionamento del telemetro laser, che ha incontrato ritardi nel fornire misure valide della distanza dalla superficie lunare, impedendo al veicolo di rallentare in modo efficace. Quello che avrebbe dovuto essere un delicato allunaggio nella regione di Mare Frigoris, all’estremo nord della Luna, sul lato a noi visibile, si è tradotto invece in quello che ispace ha definito «un atterraggio violento».
L’azienda ha sottolineato che l’anomalia è diversa rispetto a quella che ha causato, nel 2023, il fallimento della missione Hakuto-R (il primo lander di ispace), quando un errore software portò il sistema a credere di essere atterrato mentre si trovava ancora a cinque chilometri di altitudine.

Resilience era stato lanciato con un razzo Falcon 9 di SpaceX il 15 gennaio 2025, condividendo la missione con il lander Blue Ghost 1 della Firefly Aerospace. A differenza di un classico trasferimento diretto Terra-Luna, la missione giapponese aveva scelto una traiettoria a bassa energia, sfruttando la gravità di Terra, Luna e Sole per minimizzare il consumo di carburante. Questo percorso ha tuttavia richiesto quattro mesi di viaggio, invece dei soliti tre giorni.
Il volo, caratterizzato da manovre complesse, ha incluso un sorvolo ravvicinato della Luna a febbraio a 8.400 chilometri di distanza, per poi portare il veicolo nello spazio profondo fino a 1,1 milioni di chilometri dalla Terra, prima di rientrare in direzione del nostro satellite. Una volta in orbita lunare, Resilience ha trascorso le settimane successive eseguendo manovre per posizionarsi su un’orbita circolare di 100 chilometri di altitudine, da cui avrebbe dovuto iniziare la discesa finale. Il lander trasportava diversi carichi utili. Tra questi, il piccolo rover Tenacious, sviluppato dalla filiale europea di ispace ed equipaggiato con telecamere e una paletta per raccogliere campioni di regolite. A bordo del rover vi era anche un progetto artistico: The Moonhouse, una casetta simbolica ideata dall’artista svedese Mikael Genberg, che avrebbe dovuto essere posizionata sulla superficie lunare e fotografata come testimonianza dell’impresa.

Il compagno di lancio Blue Ghost 1 ha avuto più fortuna. Il lander di Firefly è infatti riuscito ad atterrare con successo il 2 marzo, diventando il secondo veicolo privato nella storia a compiere un allunaggio morbido. A bordo, tra i vari payload, era presente Lugre, un ricevitore Gnss sviluppato in Italia dall’azienda Qascom, con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana e del Politecnico di Torino. Lugre ha operato dalla superficie lunare ricevendo segnali dai satelliti di navigazione terrestri ed è stato il primo esperimento a dimostrare l’uso combinato dei segnali Gps e Galileo nello spazio lunare.

 

In apertura: rappresentazione artistica del lander Resilience. Crediti: ispace.