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C’è un’asimmetria fra il volto a noi visibile e quello nascosto della Luna. Un’ulteriore conferma arriva dall’analisi dei basalti raccolti durante la missione Chang’e-6 (Ce6). Partita lo scorso 3 maggio alla volta del bacino Polo Sud-Aitken (Spa)– un cratere meteoritico di oltre 2mila chilometri di diametro, nei pressi del polo sud lunare – dopo appena 23 giorni, Ce6 ha riportato sulla Terra campioni da una regione lunare finora inesplorata.

Che l’altro lato, quello a noi visibile e già esplorato da altre missioni, fosse stato vulcanicamente attivo tra 4 e 2 miliardi di anni fa, già si sapeva. Ma con Chang’e-6, per la prima volta è giunto a Terra materiale dalla parte nascosta del nostro satellite. Stando alle analisi, il sito in questione era vulcanicamente attivo circa 2,8 miliardi di anni fa. E ora, a questa scoperta, se n’è aggiunta un’altra.
Un team di scienziati guidato dal professor Hu Sen dell’Istituto di Geologia e Geofisica dell’Accademia Cinese delle Scienze, in collaborazione con l’Università di Nanchino, ha rivelato che il mantello del lato nascosto della Luna contiene molta meno acqua rispetto a quello del lato visibile. L’articolo che ne parla è stato pubblicato su Nature.

I ricercatori hanno analizzato i basalti lunari prelevati da Spa. In particolare, hanno misurato il contenuto d’acqua e la composizione isotopica dell’idrogeno all’interno di inclusioni di magma – piccolissime porzioni di materiale fuso intrappolate nei cristalli in formazione – e minerali come l’apatite. I risultati indicano, ancora una volta, una disparità tra le due facce della Luna: la sorgente del mantello da cui provengono questi basalti contiene appena 1–1,5 microgrammi di acqua per grammo di roccia, un valore significativamente inferiore rispetto a quello del mantello del lato rivolto verso la Terra. Per fare un confronto, quest’ultimo mostra una concentrazione d’acqua molto più variabile, da 1 fino a 200 microgrammi per grammo, stando agli studi degli ultimi vent’anni.

Questa marcata differenza suggerisce una dicotomia interna tra i due emisferi lunari, che riflette molte delle asimmetrie osservabili in superficie. Il lato visibile, ad esempio, ospita il Procellarum Kreep Terrane, una regione con una concentrazione di torio più elevata rispetto al bacino Polo Sud–Aitken. Il torio e l’acqua si comportano in modo simile nei processi magmatici: tendono a rimanere nel magma fuso invece di immettersi nei minerali durante la solidificazione. Tale comportamento rafforza l’ipotesi che il mantello sotto il bacino Spa, nel lato a noi nascosto, sia effettivamente più povero di acqua.

Questa nuova stima dell”inventario idrico’ aggiunge un nuovo tassello alla teoria più accreditata – quella del grande impatto – secondo cui la Luna si sarebbe formata dai detriti di una collisione tra la Terra e un corpo celeste primordiale, e sottolinea il ruolo dell’acqua nell’evoluzione geologica a lungo termine del nostro satellite.

 

In apertura: le due facce della Luna: a sinistra il lato a noi visibile, a destra quello nascosto. Crediti: Crediti: Nasa/Lro/Jatan Mehta