Si può fregiare dell’appellativo di ‘bifronte’ e le differenze morfologiche e geochimiche tra i suoi due volti sono note sin dagli anni ’60: si tratta della Luna, al centro di un recente studio mirato a comprendere l’origine di questa diversità e pubblicato su Science Advances (articolo: “A South Pole–Aitken impact origin of the lunar compositional asymmetry”).

L’indagine, basata su simulazioni informatiche, nasce dalla collaborazione tra Matt J. Jones (dottore di ricerca in scienze planetarie  presso il Dipartimento di Scienze della Terra, Ambientali e Planetarie della Brown University) e Alexander Evans (assistente professore presso il Dipartimento di Scienze della Terra, Ambientali e Planetarie della Brown University), insieme ai ricercatori della Purude University, del Lunar and Planetary Science Laboratory, della Stanford University e la Jet Propulsion Laboratory.

L’origine di questa asimmetria tra le due facce della Luna risiede in una collisione avvenuta miliardi di anni fa sul suo Polo Sud; collisione che ha prodotto l’attuale bacino lunare Aitken.
L’impatto avrebbe intensificato il riscaldamento del mantello lunare; questo processo, successivamente, ha interessato soprattutto il lato della Luna rivolto verso la Terra, in quanto composto da elementi (come il fosforo, il potassio e altri elementi rari) che hanno agevolato la produzione di calore e, dunque, innescato attività sismiche e vulcaniche. Condizione che, di fatto, ha portato all’attuale conformazione morfologica dell’emisfero visibile del nostro satellite naturale.

Come è noto, la ‘faccia’ visibile’ è caratterizzata da ampie e scure pianure basaltiche (i cosiddetti “mari lunari”, che rappresento il 16% della superficie), formatesi a seguito di antiche attività vulcaniche; diversamente, la “dark side of the Moon” è ricca di crateri meteoritici.

In alto: a sinistra, il lato visibile della Luna; a destra, il lato nascosto della Luna.
Crediti immagine: Brown University