Sono impalpabili e delicate come cipria, ma per i futuri esploratori della Luna e i loro insediamenti possono costituire un problema molto insidioso: si tratta delle polveri, ora al centro di un programma della Nasa mirato a individuare dei nuovi sistemi per mitigare la loro influenza.
La Luna è priva di atmosfera, ma le polveri possono comunque mettersi in movimento: possono essere spostate dall’allunaggio di veicoli spaziali oppure muoversi perché reagiscono a fonti di energia elettrostatica. Inoltre, spiegano gli esperti della Nasa, queste polveri contengono delle particelle di dimensioni microscopiche, al punto da essere invisibili all’occhio umano: di conseguenza, anche una superficie apparentemente pulita potrebbe essere stata contaminata. Infine, nonostante l’apparente delicatezza, i granelli lunari hanno una forma frastagliata e quindi sono in grado di ‘graffiare’ qualsiasi cosa: lander, attrezzature, tute spaziali e persino i polmoni degli astronauti.
Quindi, i ricercatori della Nasa, tramite il programma Game Changing Development, stanno sviluppando sette tecnologie innovative per mitigare l’azione delle polveri e garantire ai futuri esploratori lunari un soggiorno in piena sicurezza. Queste tecnologie saranno testate a bordo di un volo suborbitale di Blue Origin che simulerà la gravità della Luna per poter studiare sia le caratteristiche meccaniche delle polveri, sia le modalità con cui si muovono. Tra le tecnologie che effettueranno il volo di prova vi sono ClothBot, Electrostatic Dust Lofting e Hermes Lunar-G.
ClothBot si propone di analizzare le conseguenze di un problema pratico che potrebbe affliggere i futuri esploratori lunari: il trasporto involontario di polvere, depositatasi sulle tute spaziali, negli habitat pressurizzati dopo un’attività esterna. ChatBot riguarda la simulazione del trasporto e del rilascio di polvere lunare da parte di un campione di tessuto di una tuta spaziale.
Electrostatic Dust Lofting, invece, esaminerà il sollevamento della polvere lunare quando si verifica una carica elettrostatica dopo l’esposizione alla luce ultravioletta. Questa tecnologia sarà impiegata per migliorare i modelli relativi ai movimenti delle polveri.
Hermes-Lunar G, infine, riutilizza un hardware impiegato in precedenza sulla Stazione Spaziale e condurrà ora esperimenti con materiali che simulano il comportamento meccanico delle polveri nelle fasi di decollo, volo e allunaggio. I risultati potranno essere utilizzati per arricchire vari tipi di modelli informatici. Tra l’altro, la Nasa, proprio in merito all’alterazione del suolo lunare nelle fasi di allunaggio, ha avviato il progetto Scalpass 1.0.
In alto: illustrazione di un’attività esterna sulla superficie lunare (Crediti: Nasa)