La Nasa ha deciso di ritardare ulteriormente il lancio delle prossime due missioni Artemis sulla Luna, a seguito delle verifiche intraprese per verificare la causa della rottura della superficie della capsula Orion.
Alla conferenza stampa di ieri è stato infatti spiegato che le missioni Artemis 2 e 3 sono state posticipate a causa dell’erosione dello scudo termico della capsula Orion avvenuta nella missione Artemis 1.
Secondo il nuovo programma, il lancio di Artemis 2, che era previsto per settembre 2025, è ora schedulato per aprile 2026. Si tratta della missione che invierà quattro astronauti, americani e canadesi, intorno alla Luna sul primo volo con equipaggio di Orion.
Ciò ritarderà Artemis 3, che consisterà nel primo atterraggio sulla superficie lunare dell’equipaggio grazie al veicolo Starship di SpaceX. La missione, precedentemente pianificata per settembre 2026, dovrebbe ora svolgersi a metà del 2027.
La Nasa ha rivisto il programma dopo che l’indagine, svolta dall’Ufficio dell’Ispettorato Generale della Nasa (Oig), è stata rilasciata.
Il problema, ha dichiarato il vice amministratore della Nasa Pam Melroy, è legato al rientro con tecnica “skip” utilizzato da Orion, nel quale la capsula entra ed esce dall’atmosfera per scaricare energia. Negli strati esterni dello scudo termico è stato trattenuto più calore del previsto e ciò ha causato l’accumulo di pressione interna e ha portato alla formazione di crepe e al distacco irregolare dello strato esterno.
«C’erano molti legami tra gli errori accumulatisi nel tempo, e questo ha reso impossibile prevederli nei test a terra» ha affermato Amit Kshatriya, Vice amministratore associato del Moon to Mars Program Office della Nasa. Conoscere preventivamente gli errori avrebbe comportato cambiamenti nel modo in cui è stato realizzato il materiale dello scudo termico, chiamato Avcoat, nonché modifiche nella geometria dei blocchi di materiale.
La Nasa ha deciso di non sostituire lo scudo termico già completato per la missione Artemis 2 e modificherà invece le procedure di rientro, inclusa la riduzione della durata della fase di salto del rientro. Questi cambiamenti dovrebbero essere sufficienti affinché eventuali crepe non portino alla rottura del materiale, sulla base dei test sul terreno.
Nell’immagine alcuni astronauti osservano la capsula Orion. (Crediti: Nasa)