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Si rialza il ‘polverone’ su Betelgeuse. La decima stella più luminosa nel cielo notturno torna a far parlare di sé, ma questa volta per via di una possibile compagna.

Betelgeuse è una supergigante rossa, una fase che dura centinaia di migliaia di anni e che culmina con la morte della stella con un’esplosione in supernova. Si è a lungo ipotizzato che questo inevitabile destino fosse vicino, soprattutto dopo la ‘grande attenuazione’ (in inglese, great dimming), osservata alla fine del 2019 e all’inizio del 2020. Le variazioni di luminosità di Betelgeuse sono note da tempo, ma questo fenomeno aveva suscitato grande interesse perché molti speravano che fosse il segnale che preannunciava l’esplosione della stella in supernova, evento che sarebbe visibile dalla Terra anche di giorno e per settimane.

L’ipotesi era stata poi smentita: il drastico calo di luminosità non era dovuto alla morte imminente di Betelgeuse, ma a un fenomeno molto meno drammatico. La responsabile era la sua stessa polvere che – interponendosi tra la stella e la Terra – bloccava parte della sua luce, rendendola meno luminosa del solito.
Ora, un nuovo studio guidato da Jared Goldberg del Flatiron Institute’s Center for Computational Astrophysics e pubblicato su The Astrophysical Journal, suggerisce che questi cambiamenti nel bagliore di Betelgeuse potrebbero essere legati a un fattore esterno: Alpha Ori B, una stella compagna nascosta.

Soprannominata affettuosamente ‘Betelcompagna‘, questa stella agirebbe come uno spazzaneve: quando orbita attorno a Betelgeuse, ne smuove la polvere cosmica, alterando la quantità di luce stellare che raggiunge la Terra e facendola sembrare così temporaneamente più luminosa.  

Gli astronomi hanno osservato in Betelgeuse un comportamento simile a un ‘battito cardiaco’, caratterizzato da cicli regolari di luminosità che, alternativamente, aumenta e si affievolisce. Nel caso di Betelgeuse, questi battiti sono due: uno più breve, che si ripete su una scala temporale di poco più di un anno, e uno più lungo, che avviene ogni sei anni circa. Non si sa ancora cosa inneschi questo secondo ciclo, detto ‘periodo secondario lungo’, ma i ricercatori hanno escluso fenomeni interni come turbolenze nella stella e variazioni nel suo campo magnetico. Dopo aver combinato i dati delle osservazioni dirette con simulazioni al computer, il team ha indicato una stella compagna in orbita attorno a Betelgeuse come la spiegazione più convincente.

Sebbene la Betelcompagna non sia ancora stata osservata direttamente, le simulazioni suggeriscono che potrebbe essere una stella simile al Sole. Il prossimo passo è confermarne l’esistenza e l’occasione non è tanto lontana: ci sarà una finestra di osservazione favorevole intorno al 6 dicembre, durante la quale i telescopi potrebbero essere in grado di catturare immagini della stella compagna.

 

In apertura: Betelgeuse e la sua stella stella compagna. Crediti: Lucy Reading-Ikkanda/Simons Foundation