Bastano pochi giorni nello spazio e la biologia di un astronauta subisce delle modifiche.
Lo suggerisce una nuova ricerca che ha analizzato gli effetti dell’ambiente spaziale sul corpo umano, offrendo lo sguardo più completo mai realizzato sulla salute degli astronauti nei voli spaziali.
I nuovi risultati sono stati raccolti in una serie di articoli pubblicati su Nature Portfolio.
Questo recente studio è il proseguimento della storica ricerca Twin Study di Nasa. Pubblicato nel 2019, il Twin Study ha visto come protagonisti i due astronauti gemelli Scott e Marke Kelly. Nel 2015 Scott Kelly, astronauta Nasa, ha soggiornato insieme all’astronauta russo Michail Kornienko per 340 giorni a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), per la One Year Mission di Nasa e Roscosmos. Il gemello Marke Kelly è invece rimasto nel frattempo a Terra.
Esaminando i campioni di sangue prelevati a entrambi i gemelli Kelly prima, durante e dopo il viaggio di Scott, si sono analizzate le conseguenze su quest’ultimo della lunga esposizione all’ambiente spaziale a seguito della permanenza di un anno sulla Iss.
Il Twin Study ha così scoperto che Scott Kelly ha subìto, durante il suo anno nello spazio, un inaspettato allungamento dei telomeri, ossia i cappucci protettivi alle estremità dei cromosomi. Ancora più sorprendente il fatto che quando Scott è tornato sulla Terra, i suoi telomeri si siano rapidamente accorciati, diventando più corti quanto fossero prima della sua partenza per lo spazio.
Una delle ipotesi sulle cause di questo fenomeno poneva la lunga esposizione alla microgravità come il fattore determinante per questa modifica biologica. Ipotesi poi smontata una volta osservato lo stesso fenomeno anche in un scalatore dell’Everest, mentre il rispettivo gemello era rimasto a bassa quota.
Un riscontro che ha fatto ipotizzare ai ricercatori che la causa della modifica dei telomeri non sia tanto la microgravità quanto l’esposizione alle radiazioni cosmiche.
La nuova ricerca si basa invece su un nuovo set di dati raccolti, questa volta, sugli astronauti privati protagonisti della missione Inspiration4 di SpaceX del 2021, in cui il primo equipaggio interamente civile ha orbitato intorno al nostro pianeta per 3 giorni a 400 chilometri di altezza.
Anche in questo caso tutti i membri dell’equipaggio hanno manifestato l’allungamento dei telomeri durante il volo, mentre solo 3 dei 4 astronauti hanno visto l’accorciamento dei telomeri una volta tornati sulla Terra. Questa indagine ha mostrato così che le modifiche alla biologia umana avvengono nello spazio molto rapidamente, quindi anche a seguito di soggiorni molto brevi nell’ambiente spaziale.
Per comprendere ora quali siano gli effetti di questi mutamenti saranno necessarie ulteriori ricerche per indagare le conseguenze a lungo termine sulla salute di un astronauta.
Nel frattempo la nuova ricerca evidenzia che il fenomeno riscontrato sugli uomini, quindi l’accorciamento dei telomeri nello spazio, non è stato osservato, invece, nelle piante ospitate a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Esse infatti, hanno mostrato un aumento della produzione di telomerasi, l’enzima che aiuta a mantenere la lunghezza dei telomeri, suggerendo così che le piante possano essere più adatte a sopportare gli stress dello spazio rispetto a quanto lo siano gli esseri umani.