Bennu contiene gli ingredienti originali che hanno formato il nostro Sistema Solare. È la rilevante scoperta di un’analisi preliminare effettuata sul campione di rocce che la sonda Osiris-Rex di Nasa, dopo un viaggio di andata e ritorno di 7 anni e conclusosi lo scorso autunno, ha restituito da Bennu, un asteroide di tipo B di piccole dimensioni che passa ciclicamente vicino alla Terra.
Scelto per la possibile presenza di sostanze rilevanti per comprendere l’origine dei pianeti e la nascita della vita, l’attesa per l’analisi del campione è valsa la pena: essa, infatti, conferma che l’asteroide ha conservato gli ingredienti originali che hanno formato il nostro Sistema solare.
I materiali che compongono la regolite di Bennu condividono, infatti, la composizione media delle condriti CI, con abbondanze elementari coerenti con quelle della fotosfera solare. I risultati di questa analisi preliminare sono stati pubblicati su Meteoritics & Planetary Science. Il campione, ricco di minerali argillosi, riflette inoltre il tipo di roccia rinvenuto nelle dorsali medio-oceaniche sulla Terra, dove il materiale del mantello interagisce con l’acqua.
«I campioni di Bennu sono rocce extraterrestri di una bellezza intrigante», spiega Harold Connolly, della Rowan University di Glassboro. «Ogni settimana, le analisi dei campioni di Osiris-Rex forniscono nuove e talvolta sorprendenti scoperte che contribuiscono a porre importanti limiti sull’origine e l’evoluzione dei pianeti simili alla Terra».
I 54 elementi analizzati hanno rivelato, in particolare, polvere ricca di carbonio, azoto e composti organici e – inaspettatamente – fosfati solubili in acqua, tutti elementi essenziali per la vita come la conosciamo oggi. Ma non è tutto: sfuggito ai dati di telerilevamento raccolti dalla sonda spaziale, il fosfato di magnesio e sodio ha colto di sorpresa il team di ricercatori che ha condotto l’analisi. La sua presenza, senza eguali per purezza e dimensione dei granuli, suggerisce che l’asteroide potrebbe provenire da un piccolo mondo oceanico ormai scomparso.
A partire dalla loro formazione, le rocce extraterrestri dell’asteroide hanno mantenuto il loro stato originale, senza mai fondersi o risolidificarsi. Complessivamente, i risultati dell’analisi suggeriscono che i materiali che compongono la regolite di Bennu, sebbene alterati dall’acqua, hanno conservato alcune firme del disco protoplanetario.
«Il campione che abbiamo riportato rappresenta, in questo momento, il più grande serbatoio di materiale asteroidale non alterato sulla Terra», conclude Dante Lauretta, co-autore dello studio e principal investigator di Osiris-Rex, all’Università dell’Arizona. «Questo materiale contiene la chiave per svelare i complicati processi della formazione del Sistema Solare e la chimica prebiotica che potrebbe aver contribuito alla nascita della vita sulla Terra».
Nell’ottobre 2020, Osiris-Rex ha prelevato circa 250 grammi di regolite da Bennu. La consegna alla Terra di questi campioni è avvenuta nel settembre 2023. Le primissime analisi effettuate sulle polveri fuoriuscite dal contenitore principale avevano già confermato la presenza di acqua e carbonio nelle rocce di Bennu. L’analisi preliminare della nuova ricerca è stata invece effettuata sul campione di rocce rimaste completamente sigillate nel loro contenitore, aperto presso il Johnson Space Center di Nasa a inizio anno.
Nei prossimi mesi altre decine di laboratori negli Stati Uniti e nel resto del mondo riceveranno porzioni del campione Bennu e nei prossimi anni sono attese molte altre scoperte sulla natura di Bennu e sul passato del nostro Sistema Solare.
In alto: Immagine al microscopio di una particella scura di Bennu, lunga circa un millimetro, con una crosta di fosfato brillante. A destra un frammento più piccolo che si è staccato.
Crediti: Da Lauretta & Connolly et al. (2024) Meteoritics & Planetary Science, doi:10.1111/maps.14227.