Ha trascorso oltre 25 anni nello spazio – traguardo festeggiato lo scorso novembre – e nei suoi laboratori ha ospitato più di 3mila attività scientifiche, proposte da ricercatori di tutto il mondo e realizzate in condizioni che sarebbero state impossibili sulla Terra: è la Stazione Spaziale Internazionale, un esempio proficuo di collaborazione scientifica internazionale che torna a far parlare di sé per il suo ‘pensionamento’.
La Nasa, infatti, ha selezionato SpaceX per la realizzazione di un veicolo che verrà utilizzato per le manovre di deorbitazione della Iss. Il commiato alla storica stazione è previsto nel 2030, anche se nel ‘libro bianco’ che l’ente spaziale americano ha diffuso per illustrare la procedura si ipotizza – in determinate condizioni – l’opzione di una proroga.
Il contratto assegnato a SpaceX, a conclusione di una procedura selettiva lanciata oltre un anno fa, ha un valore di 843 milioni di dollari e riguarda solo lo sviluppo del veicolo spaziale. Non si conoscono ancora i dettagli del mezzo, definito Usdv (United States Deorbit Vehicle); è stato però ipotizzato che potrebbe essere basato sulla capsula Dragon, impiegata regolarmente come veicolo di trasporto verso la Iss.
L’Usdv, che sarà di proprietà della Nasa, si aggancerà alla stazione e le farà compiere un rientro controllato in un’area oceanica remota, come il Pacifico Meridionale. Nel suddetto ‘libro bianco’ l’agenzia spaziale Usa ha spiegato i motivi che hanno portato alla scelta della deorbitazione; le alternative, come lo smontaggio e il rientro in sicurezza delle singole parti oppure la ricollocazione della Iss in un’orbita più elevata, sono state scartate per ragioni tecniche. Anche un eventuale trasferimento della stazione a un operatore privato è stato scartato, dato che le sue componenti appartengono a differenti nazioni. La Nasa, quindi, ha concluso che la deorbitazione è il metodo più adatto per concludere in piena sicurezza la vita operativa di «uno storico simbolo di scienza, tecnologia e collaborazione».
In alto: la Stazione Spaziale Internazionale vista dalla capsula Dragon (Crediti: Nasa)