Il sesto pianeta del Sistema Solare continua a guadagnarsi gli onori della cronaca per il suo tratto più caratteristico: gli anelli. L’età e la natura transitoria di queste suggestive strutture sono da tempo al centro dell’attenzione della comunità scientifica e sono il tema principale di due studi pubblicati di recente su Icarus; ambedue i saggi hanno visto il coinvolgimento del Centro di Ricerca Ames della Nasa e si basano sui dati di Cassini, la missione di esplorazione di Saturno e del suo sistema di anelli e lune frutto della cooperazione tra Nasa, Esa e Agenzia Spaziale Italiana; la sonda ha terminato il suo compito con il ‘Grand Finale’ (15 settembre 2017), ma il suo archivio continua a fornire dati preziosi agli scienziati.

Gli anelli di Saturno e la loro età erano stati già il focus di uno studio pubblicato su Science Advances lo scorso 12 maggio; l’indagine (di cui parliamo qui) era giunta alla conclusione che queste eteree strutture fossero molto più giovani del pianeta. Questa ipotesi è sostenuta anche dal primo dei due articoli di Icarus (“Constraints on the initial mass, age and lifetime of Saturn’s rings from viscous evolutions that include pollution and transport due to micrometeoroid bombardment”), che analizza con una prospettiva diversa il ‘bombardamento’ costante di piccoli frammenti rocciosi sugli anelli. Gli autori di questo saggio hanno identificato due elementi poco contemplati in precedenti indagini, appunto l’azione dei micrometeoroidi e il modo in cui i detriti di questo ‘bombardamento’ si distribuiscono all’interno degli anelli.

In base a questi fattori, gli anelli – costituiti quasi interamente di frammenti di ghiaccio – potrebbero aver raggiunto la loro massa attuale in poche centinaia di milioni di anni; data la loro giovane età, gli studiosi ritengono che si siano probabilmente formati quando l’equilibrio delle forze gravitazionali nel sistema di Saturno era instabile e ha comportato la distruzione di alcune lune ghiacciate.

Dai dati di Cassini, inoltre, si evince che gli anelli stanno ‘dimagrendo’: stanno infatti perdendo massa piuttosto rapidamente perché il materiale proveniente dalle loro regioni più interne ricade sul pianeta. Questo calo è al centro del secondo studio di Icarus (“Large mass inflow rates in Saturn’s rings due to ballistic transport and mass loading”) che, per la prima volta, quantifica la velocità cui il materiale degli anelli si sta spostando verso il pianeta e delinea il ruolo svolto dai meteoroidi. Le collisioni tra questi ultimi e le particelle degli anelli e il modo in cui i loro detriti vengono scagliati all’esterno si combinano per creare una specie di nastro trasportatore che conduce il materiale verso il pianeta. Effettuando ulteriori analisi su questo processo, gli astronomi sono arrivati alla conclusione che Saturno potrebbe perdere gli anelli nelle prossime centinaia di milioni di anni.

In alto: Saturno e i suoi anelli visti da Cassini (Crediti: Nasa/Jpl-Caltech/Space Science Institute)