«Se tutto va bene, saremo pronti a volare di nuovo tra un paio di mesi». Lo ha annunciato Elon Musk su Twitter il 29 aprile in una chat riservata agli abbonati – si legge sulla rivista americana SpaceNews.

L’amministratore di SpaceX si è pronunciato sulle analisi preliminari svolte sul primo test di Starship, il lanciatore più potente mai costruito e progettato per viaggi interplanetari, avvenuto lo scorso 20 aprile. In un riepilogo dettagliato delle varie fasi, Musk ha spiegato che il risultato ha addirittura «leggermente superato le aspettative» avendo eseguito il decollo e il rilascio di dati «significativi» durante il volo.

I problemi sarebbero iniziati già al decollo quando 3 dei 33 motori Raptor del booster ‘Super Heavy’ non si sono accesi o si sono arrestati. «Quei motori non sono esplosi, tuttavia il sistema non li riteneva abbastanza sani da portarli alla massima spinta». Trenta motori funzionanti, comunque, erano il minimo necessario per il decollo, ma l’assenza degli altri tre ha causato l’inclinazione del veicolo al momento della partenza.

Dopo 27 secondi dal lancio un altro Raptor ha perso le comunicazioni e altri tre hanno subito danni allo scudo termico a causa di «un evento energetico». Questo spiega la presenza di «fuoco visibile» alla poppa del razzo. A 87 secondi dal lancio si sono guastati altri due motori e «a quel punto si è perso il controllo del vettore di spinta del veicolo».

Se i danni ai motori siano stati causati dai detriti (definiti ‘rock tornato’) della piattaforma di cemento prodotti dalla spinta al momento del decollo, questo non è ancora certo. «Può darsi, ma non ne abbiamo ancora le prove» ha detto Musk. I dati del test antincendio statico di febbraio, con l’accensione di 31 Raptor, avevano causato «un’erosione abbastanza modesta e idonea per un lancio». In ogni caso la modifica al pad era già prevista per il primo test, ma non è stata realizzata nei tempi previsti. La prossima piattaforma avrà un rivestimento d’acqua sotto il supporto di lancio, un ‘sistema a diluvio’ per regolare il flusso dell’acqua e assorbire così le onde acustiche e l’energia del lanciatore al decollo. I detriti creati dal pennacchio del primo test sono arrivati fino a 10 chilometri di distanza dalla Starbase, «erano fondamentalmente sabbia e rocce – ha detto Musk – ma non riaccadrà più». SpaceX sostituirà anche i serbatoi del pad con versioni più avanzate e col rivestimento sottovuoto. Inoltre, secondo l’azienda, la torre di lancio non ha subito danni «significativi».

Alla domanda sul perché, durante il test del 20 aprile, non abbiano almeno tentato di separare i due stadi, Musk ha risposto che sarebbe dovuto avvenire in una fase successiva del volo. Mentre, nel confermare l’attuazione dell’esplosione telecomandata chiamata ‘flight termination system’, ha raccontato che il sistema ha impiegato molto più tempo del previsto per far esplodere i serbatoi del veicolo, circa 40 secondi.

L’adeguamento del flight termination system e del pad, saranno tra gli elementi prioritari da testare nei prossimi lanci. Sono già stati scelti i nuovi motori per il super heavy, «i booster 9, più affidabili e con una migliore schermatura», mentre ancora la compagnia non ha deciso quale tipo di Starship (secondo stadio) volerà.

Musk prevede che entro il 2023 farà altri 4 o 5 test, con una «probabilità dell’80% di entrare in orbita», ma entro un anno garantisce di raggiungere l’obiettivo. Serviranno circa 2 miliardi di dollari, che SpaceX potrà sostenere senza l’aiuto di finanziamenti esterni.

Per il prossimo test, Starship avrà una traiettoria «quasi orbitale» che prevede l’ammaraggio al largo delle Hawaii a 90 minuti dal decollo, e quindi dopo meno di un’orbita completa.

«Non posso assicurare il successo del prossimo lancio – ha detto Musk – ma ancora una volta, l’emozione è garantita».

 

immagine in apertura: il primo test di Starship il 20 aprile 2023 – Crediti: SpaceX