È stato classificato come super-Terra, orbita intorno a una stella nana rossa in appena un giorno e mezzo e sta sottoponendo gli astronomi a un vero e proprio rebus: il protagonista di una nuova indagine del telescopio Webb è l’esopianeta Gj 486 b, scoperto nel 2021.
I dati del telescopio, infatti, hanno evidenziato tracce di vapore acqueo che potrebbero dipendere dalla presenza di un’eventuale atmosfera su questo mondo roccioso. Tuttavia, questa è un’ipotesi ancora al vaglio: gli scienziati si muovono con cautela perché il vapore potrebbe essere correlato anche all’attività della stella ospite Gj 486.
Il sistema costituito dalla nana rossa e dalla super-Terra è al centro di uno studio di prossima pubblicazione su The Astrophysical Journal Letters (articolo: “HighTide or Rip-Tide on the Cosmic Shoreline? A Water-Rich Atmosphere or Stellar Contamination for the Warm Super-Earth Gj 486 b from Jwst Observations”); l’indagine, basata sui dati dello spettrografo NirSpec del Webb, è stata coordinata dal Dipartimento di Scienze Planetarie dell’Università dell’Arizona.
Le nane rosse sono le stelle più comuni nell’Universo e i mondi di tipo roccioso sono quelli che, con maggiori probabilità, si possono trovare nei loro sistemi. Tali astri sono freddi e quindi i loro eventuali pianeti dovrebbero orbitare piuttosto vicino a essi per potersi trovare nella ‘zona abitabile’. Inoltre, le nane rosse molto giovani sono alquanto ‘effervescenti’ e rilasciano radiazioni (ultraviolette e raggi X) in grado di distruggere le atmosfere planetarie. Di conseguenza, dato questo ambiente poco ospitale, da tempo gli astronomi si chiedono se i pianeti rocciosi possano mantenere la propria atmosfera o eventualmente essere in grado di ristabilirla.
Proprio per cercare di rispondere a questo annoso quesito gli autori del saggio hanno puntato lo ‘sguardo’ elettronico del Webb su Gj 486 b. I dati raccolti da NirSpec hanno evidenziato tracce di vapore acqueo: gli studiosi, però, sono incerti se esso sia attribuibile alla presenza di un’atmosfera oppure se la ‘firma’ dell’acqua sia stata prodotta dalla stella.
Se il vapore acqueo fosse correlato al pianeta, significherebbe che Gj 486 b ha un’atmosfera nonostante la sua vicinanza a Gj 486 e la sua temperatura di superficie di oltre 400°C. Tuttavia, anche l’astro potrebbe produrre il vapore acqueo: un fenomeno di questo genere, ad esempio, è stato riscontrato sul Sole nell’area delle macchie che sono più fredde rispetto al resto della superficie. Nel caso di Gj 486, che è molto più fredda del Sole, il vapore potrebbe essersi concentrato entro le sue macchie, creando un segnale di difficile interpretazione per gli studiosi.
Il gruppo di lavoro, che ha osservato due transiti di Gj 486, non ha però riscontrato la presenza di macchie sulla porzione della superficie stellare inquadrata; tuttavia, le esse potrebbero essere diffuse su altre aree della stella. Il ‘mistero’ del vapore acqueo rimane ancora aperto: gli studiosi intendono proseguire la loro indagine con il telescopio Webb, per analizzare con lo strumento Miri il versante che il pianeta rivolge sempre alla sua stella e con lo spettrografo Niriss per differenziare le lunghezze d’onda che potrebbero essere risolutive per chiarire la situazione.
In alto: elaborazione artistica del sistema di Gj 486 – In basso: grafico delle indagini spettroscopiche effettuate per lo studio (Crediti per ambedue le immagini: Nasa, Esa, Csa, Joseph Olmsted-StScI)