‘Pennellate’ di differenti sfumature di viola che spiccano su uno sfondo punteggiato di stelle: così si sono presentate le nebulose Ngc 3603 e Ngc 3576 all’obiettivo del telescopio Vista (Visible and Infrared Survey Telescope for Astronomy) dell’Eso.

I due soggetti sono stati scoperti dall’astronomo John Herschel nel marzo 1834, durante un suo viaggio nell’Africa meridionale mirato ad approfondire la conoscenza dei cieli dell’emisfero australe.

Ngc 3603 (a sinistra) si trova nella costellazione della Carena a 22mila anni luce di distanza dalla Terra, mentre Ngc 3576, situata nel braccio del Sagittario della Via Lattea, ne dista ‘solo’ 9mila.

Il telescopio Vista ha immortalato le nebulose con lo strumento VirCam (Vista InfraRed Camera) che è riuscito a superare l’ostacolo creato dalle polveri, svelando dettagli non visibili nelle immagini realizzate nella lunghezza d’onda dell’ottico.

Nello specifico, Ngc 3603 è una ‘regione H II’, ovvero una nube interstellare di idrogeno ionizzato dove nascono nuovi astri, cui si deve la ionizzazione dei gas; nella sua categoria, questo soggetto vanta il primato di essere la più massiccia nube di gas e plasma visibile nella nostra galassia. Inoltre, Ngc 3603 contiene Hd 97950, un ammasso aperto, vale a dire una ‘famiglia’ di astri nati insieme da una vasta nube molecolare e ancora trattenuti da una reciproca forza gravitazionale. Questo cluster è molto compatto e, al momento, presenta la più densa concentrazione di stelle massicce nella Via Lattea.

Ngc 3576, invece, è una nebulosa a emissione, vale a dire un’ampia e scintillante nube di gas ionizzato, che diffonde luce propria; l’origine della ionizzazione, in genere, è l’energia emessa da una stella calda e vicina. La nebulosa, che ha un diametro di 100 anni luce, nel corso degli anni verrà ‘scolpita’ dalle intense radiazioni e dal vento stellare prodotti da astri giovani e ‘vivaci’. Un tempo, entità di questo tipo venivano definite nebulose cometarie per il loro aspetto vagamente simile ad una cometa; l’espressione è poi caduta in disuso man mano che veniva acquisita una più approfondita conoscenza dell’Universo e degli oggetti celesti che lo popolano.

Le due nebulose fotografate da Vista sono relativamente vicine alla Terra e rappresentano per gli astronomi un ottimo ‘laboratorio’ per  studiare i processi di formazione stellare.

In alto: a sinistra la regione H II Ngc 3603 e a destra la nebulosa a emissione Ngc 3576 (Crediti: Eso/Vvvx Survey)