Colori in festa per un ‘duetto’ di nebulose planetarie fotografate da Hubble per la sua ‘galleria’ di ritratti artistici: si tratta di Ngc 2438 e Ngc 1535, entità createsi in seguito alla morte di stelle con dimensioni simili al Sole.
Le due immagini fanno parte dell’archivio dello storico telescopio Nasa-Esa che in questo momento si è preso una pausa, dovuta ad un problema tecnico. I suoi strumenti scientifici hanno assunto una configurazione safe mode, dopo aver riscontrato problemi di sincronizzazione con le comunicazioni interne del veicolo spaziale. In attesa che Hubble ritorni ‘sul pezzo’, i tesori della sua fotogallery continuano a deliziare i suoi fan: è il caso, appunto, delle immagini delle due nebulose planetarie, diffuse dalla Nasa proprio in questi giorni.
Ngc 2438 (a sinistra) si trova a circa 3mila anni luce di distanza dalla Terra, nella costellazione meridionale della Poppa, ed è stata scoperta nel 1786 da William Herschel. Le nebulose planetarie devono questo appellativo al fatto che, nelle antiche osservazioni, erano parse somiglianti ai pianeti, ma in realtà non hanno nulla a che fare con questi corpi celesti. Ngc 2438 presenta un alone di gas scintillante che circonda il suo anello interno e ha un diametro di oltre 4,5 anni luce. Questo tipo di struttura è frequente nelle nebulose planetarie di forma tondeggiante; negli anni, è stata al centro dell’attenzione degli studiosi che hanno cercato di comprenderne i processi evolutivi. Nel caso di Ngc 2438, gli astronomi hanno individuato la causa dello scintillio dell’alone: si tratta della radiazione ionizzante emessa dalla nana bianca centrale, che è quanto resta della stella all’origine di questa nebulosa planetaria.
La foto è stata scattata dalla fotocamera Wfpc2 (Wide Field and Planetary Camera 2), che la ha conferito l’aspetto con i ‘gradini’. Lo strumento, che è stato quello maggiormente utilizzato nei primi 13 anni di attività di Hubble, è stato sostituito nel 2009 dalla fotocamera Wfc 3 (Wide Field Camera 3).
Ngc 1535 (a sinistra) si trova a circa 2150 anni luce di distanza dalla Terra, nella costellazione australe dell’Eridano, ed è stata scoperta anch’essa da William Herschel (nel 1785). La nebulosa, che è nota con il nomignolo di ‘Occhio di Cleopatra’, ha una struttura insolita con un centro particolarmente luminoso rispetto alla sua regione esterna. Questa entità è stata osservata dal telescopio nell’ambito di uno studio dedicato a oltre cento nebulose planetarie caratterizzate dalla presenza di stelle vicine. Gli astronomi hanno ipotizzato un collegamento gravitazionale tra tali astri e quelli centrali delle nebulose. I risultati delle analisi condotte sulla stella nel ‘cuore’ di Ngc 1535 e sulla sua possibile compagna suggeriscono che l’Occhio di Cleopatra possa far parte di un sistema binario tenuto insieme dalla forza di gravità.
In alto a sinistra, la nebulosa Ngc 2438 (Crediti: Nasa, Esa, K. Knoll – Nasa Goddard, S. Öttl – Leopold Franzens Universität Innsbruck, et. al; processamento: Gladys Kober, Nasa/Catholic University of America)
In alto a destra, la nebulosa Ngc 1535 (Crediti: Nasa, Esa, and H. Bond and R. Ciardullo – Pennsylvania State University, et. al.; processamento: Gladys Kober, Nasa/Catholic University of America)