Immagini suggestive ed eteree di oggetti celesti, ma con un tocco inquietante: sono i ritratti ‘artistici’ realizzati ad hoc dai telescopi Webb e Hubble per celebrare le ricorrenze del 31 ottobre.

In questo giorno, come è noto, cade la festa di Halloween, tradizione di origine celtica divenuta popolare a livello globale. Ma è anche il Dark Matter Day, ovvero la giornata dedicata all’affascinate tema della materia oscura che si celebra dal 2017; a lanciare questa iniziativa è stata Interactions, una collaborazione internazionale che vede coinvolti i comunicatori scientifici dei principali laboratori di fisica. Anche l’Agenzia Spaziale Italiana prende parte a questa giornata.

Ma chi sono i soggetti che hanno posato per i due telescopi? I Pilastri della Creazione per Webb e la nebulosa Ngc 1999 per Hubble.

Webb – frutto della collaborazione tra Nasa, Esa e Csa – è al suo debutto con questo tipo di contenuto. I celebri Pilastri, colonne di polveri e gas freddo nella Nebulosa Aquila, sono stati immortalati dal telescopio pochi giorni fa con lo strumento NirCam (Near InfraRed Camera) che ne ha messo in rilievo ulteriori dettagli rispetto alle storiche foto di Hubble.

Ora, Webb ci propone i Pilastri in una versione differente, realizzata con lo strumento Miri (Mid InfraRed Instrument), che mostra le strutture di polveri e gas tinte di grigio e nero su uno sfondo in cui tonalità scure si alternano ad un intenso arancione: qui i Pilastri, noti per essere un’area di formazione stellare, sembrano le dita spettrali di un fantasma. In realtà, non c’è nessun essere ostile che si nasconde in queste colonne lunghe anche 5 anni luce: lo strumento Miri ha semplicemente inquadrato il soggetto nella luce a medio infrarosso, che è in grado di fornire dettagli sulla posizione delle polveri e del gas.

Le aree in cui le polveri si concentrano maggiormente sono quelle con le sfumature di grigio più accese, mentre nella regione arancione in alto esse sono più sparpagliate e fredde. Inoltre, le baby stelle viste da Webb con NirCam non sono sparite all’improvviso: nel medio infrarosso non sono visibili con facilità. Miri, invece, ha osservato giovani astri avvolti ancora nel loro bozzolo polveroso: si tratta delle piccole sfere cremisi visibili sulle estremità dei Pilastri. I dati nel medio infrarosso stanno consentendo agli astronomi di compiere ulteriori approfondimenti su queste strutture.

Hubble, un ‘veterano’ nel festeggiare il 31 ottobre, anche quest’anno ha proposto un’immagine ricca di suggestione. Protagonista del ritratto è Ngc 1999, una nebulosa a riflessione; si tratta di un tipo di oggetto celeste che non emette luce, ma riflette quella di fonti luminose vicine. Ngc 1999, situata nella costellazione di Orione a circa 1350 anni luca dalla Terra, non fa eccezione: a illuminarla, conferendole un look spettrale, è V380 Orionis, una stella nata da poco.

Sono stati proprio i materiali rimanenti dalla nascita di V380 Orionis a creare la nebulosa che presenta nel centro uno spazio dal singolare aspetto: ricorda il buco di una serratura. L’immagine è stata ricavata utilizzando dati di vecchie osservazioni svolte dallo storico telescopio Nasa-Esa e con la fotocamera Wfpc2 (Wide Field Planetary Camera 2, rimossa nel 2009); queste informazioni sono state combinate con altre provenienti da vari telescopi che sono servite a chiarire la natura dello spazio centrale. Infatti, inizialmente gli studiosi pensavano che si trattasse di un globulo di Bok, una densa e fredda nube di gas, molecole e polveri; in realtà, l’analisi svolta per creare l’immagine ha rivelato che la misteriosa macchia nera centrale non è altro che uno spazio vuoto.

In alto: a sinistra, i Pilastri della Creazione visti da Webb (Crediti: Nasa, Esa, Csa, StScI; Joseph DePasquale -StScI, Alyssa Pagan -STScI) – a destra, la nebulosa a riflessione Ngc 1999 vista da Hubble (Crediti: Esa/Hubble & Nasa, Eso, K. Noll) 

Le immagini in dimensioni originali a questi link: WebbHubble