Nel 2016, il satellite Sentinel-1A del programma europeo Copernico è stato colpito da un detrito delle dimensioni di pochi millimetri. Abbastanza però da danneggiare un’area sul pannello solare del satellite grande circa 40 centimetri. L’immagine in alto mostra Sentinel-1A prima e dopo l’impatto, e la freccia rossa indica la zona colpita.
Il motivo per cui vi riproponiamo questa foto quasi sei anni dopo, è che in questi giorni qualcosa di molto simile poteva succedere a un altro satellite dell’Esa: Swarm, progettato per studiare il campo magnetico terrestre. Con danni potenzialmente ben maggiori di quelli subiti da Sentinel-1A, dal momento che il detrito in questione era decisamente più grande.
Per fortuna, però, la collisione è stata evitata, grazie a un pronto intervento e non poche ore di adrenalina. Lo Space Debris Office dell’Esa, infatti, ha avvistato il frammento in pericoloso avvicinamento verso Alpha, uno dei tre satelliti che compongono Swarm (gli altri due si chiamano Bravo e Charlie). Lo scontro era previsto circa 8 ore dopo: c’era dunque pochissimo tempo per intervenire.
Il team dell’Esa è riuscito comunque a realizzare un’operazione nota come collision avoidance manoeuvre, che ha permesso appunto di schivare l’oggetto in avvicinamento. Lieto fine per Swarm dunque, ma l’episodio dimostra una volta di più l’urgenza di trovare nuove soluzioni al problema della spazzatura spaziale, che sempre più affolla l’orbita bassa del nostro pianeta.
Crediti immagine: Esa