Favorevole allo sviluppo di forme di vita, caratterizzato da un clima che avrebbe potuto somigliare a quello odierno della Terra e dotato di un’atmosfera più densa e di un oceano di acqua liquida: così doveva presentarsi Marte in una fase remota della sua storia, che, secondo un nuovo studio, sarebbe durata più a lungo di quanto si ritiene comunemente.

La ricerca, coordinata dall’Università Paris-Saclay, è stata pubblicata su Proceedings of National Academy of Sciences (articolo: “Circumpolar ocean stability on Mars 3 Gy ago”) ed è stata supportata dalla Nasa. Il saggio si è basato su una simulazione realizzata con il modello Rocke-3D Global Climate Model (Gcm), sviluppato dall’Istituto Goddard per gli Studi Spaziali della Nasa.

I risultati dell’attività sperimentale condotta con la simulazione hanno evidenziato che 3 miliardi di anni fa il clima di una buona parte dell’emisfero settentrionale di Marte era molto simile a quello della Terra di oggi e che vi doveva essere un oceano in condizioni stabili. La presenza di questo ampio bacino, secondo gli autori del saggio, avrebbe reso più lungo il periodo in cui il Pianeta Rosso sarebbe stato dotato di un clima ospitale.

Il tardo Noachiano (uno dei tre periodi in cui è suddivisa la storia geologica di Marte) è compreso tra 4,1 e 3,5 miliardi di anni fa ed è considerato generalmente il periodo in cui il pianeta doveva essere abitabile, caratterizzato anche da piogge di rilevanti entità nella fascia equatoriale; la presenza di sistemi di valli modellate dall’erosione dell’acqua dimostra l’esistenza di tali precipitazioni in quell’epoca. Il nuovo studio estende le condizioni di clima favorevole per circa 500 milioni di anni, fino alla tarda età Esperiana, anche se rimangono poche tracce dell’azione erosiva dell’acqua risalenti a quest’epoca.

La nuova simulazione ha messo in evidenza che l’ambiente marziano – in questa fase – avrebbe potuto essere freddo e umido. Nell’ampio bacino dell’emisfero settentrionale, dove l’atmosfera era più densa e calda, si sarebbe formato un oceano che avrebbe influenzato il ciclo dell’acqua, dando il via a precipitazioni sotto forma di pioggia e neve. Quest’ultima, nelle zone più fredde, avrebbe dato origine a ghiacciai piuttosto estesi che successivamente, protendendo le loro lingue, avrebbero restituito l’acqua all’oceano.

Inoltre, il modello ha mostrato che quest’ampia distesa di acqua si sarebbe mantenuta liquida anche con temperature superficiali medie al di sotto del punto di congelamento: la circolazione oceanica, infatti, avrebbe portato acqua calda dalle medie latitudini sino al polo, riscaldando la superficie a livello regionale fino a 4,5°C. Tra l’altro, l’acqua liquida è più scura rispetto a neve e ghiaccio e quindi avrebbe permesso all’oceano di assorbire più calore dalla luce solare.

Le condizioni climatiche ricostruite per la simulazione, secondo il gruppo di lavoro, sono comunque coerenti con le formazioni geologiche di Marte in quell’epoca remota. Gli studiosi hanno pianificato ulteriori indagini per confermare il loro modello: in particolare si centreranno sulle immagini delle strutture geologiche di superficie, realizzate dalle missioni marziane più recenti, ponendo particolare attenzione su quelle delle valli glaciali.

In alto: un frame della simulazione in cui appaiono l’oceano e i ghiacciai citati nello studio (Crediti: F. Schmidt/Nasa/Usgs/Esa/Dlr/Fu Berlin-G. Neukum)