«Abbiamo intenzione di fare una dozzina di lanci l’anno prossimo. Forse di più». Il pronostico arriva direttamente da Elon Musk, che ieri durante la riunione autunnale congiunta dello Space Studies Board e del Board on Physics and Astronomy statunitensi ha parlato del più ambizioso tra i programmi di SpaceX, quello che nella visione dell’azienda dovrebbe rendere l’essere umano una specie multiplanetaria. E infatti i dodici (o più) lanci in questione riguardano Starship, la navetta che porterà i primi astronauti sulla Luna e poi su Marte.

Ecco che SpaceX rimette il turbo dopo diversi mesi di pausa forzata dovuta alla diatriba con Blue Origin, che ha contestato alla Nasa l’assegnazione del contratto unico all’azienda di Musk per lo sviluppo dello Human Landing System. Ma a inizio novembre, il verdetto della Corte Federale Usa ha dato definitivamente ragione all’agenzia spaziale statunitense, sbloccando così la situazione e permettendo a SpaceX di rimettersi al lavoro sul suo sistema di landing lunare.

A dirla tutta, per quanto riguarda i lanci di Starship la causa intentata da Bezos non è stata l’unica ragione di rallentamento. La Federal Aviation Administration (Faa) degli Stati Uniti sta infatti conducendo una valutazione ambientale delle attività di lancio orbitale a Starbase, la base di lancio da cui partirà la navetta. Valutazione che dovrebbe concludersi entro il 31 dicembre: per questo, SpaceX punta all’inizio del 2022 per il primo volo orbitale di Starship.

Se questa tabella di marcia verrà rispettata, sarà passato un anno esatto dai primi test pirotecnici condotti a Boca Chica: voli di prova in cui la navetta ha raggiunto e in alcuni casi superato i 10 chilometri di altezza, per poi esplodere in diversi modi in fase di discesa. Fino all’atterraggio perfetto, avvenuto a inizio maggio con SN15: in quel caso SpaceX ha dato prova di saper gestire una tecnologia altamente complessa, attribuendo così un significato nuovo al concetto di riutilizzabilità.

Il sistema Starship è infatti composto da elementi, entrambi progettati per essere completamente riutilizzabili: un enorme booster di primo stadio noto come Super Heavy e un veicolo spaziale alto 50 metri chiamato appunto Starship. Entrambi sono alimentati dai motori di nuova generazione Raptor, 6 nel caso di Starship e 29 per Super Heavy – almeno al momento: il booster finale sfoggerà 33 Raptor, ha anticipato Musk.

Un giorno neppure troppo lontano, questo ambizioso sistema di trasporto porterà persone e carichi utili sulla Luna e su Marte. Non resta dunque che attendere il primo volo orbitale di Starship: e considerati i test passati, non mancherà una certa dose di adrenalina.