Passarono 10 anni tra l’accordo di cooperazione intergovernativo del 1988, che avviò il progetto della Stazione Spaziale Internazionale (Iss), e il lancio del primo segmento. Uno stacco temporale indice di quanto siano complicate le prime fasi per realizzare una base orbitante.

In queste settimane Nasa sta valutando come progettare la transizione dalla Iss a una o più future stazioni spaziali. La pianificazione del passaggio, previsto entro la fine di questo decennio, diventa sempre più urgente con una fine carriera per l’Iss inevitabilmente all’orizzonte. La necessità è quella di avere pronte stazioni spaziali commerciali future prima che il ritiro avvenga, evitando così il rischio di un vuoto con dirette conseguenze geopolitiche e scientifiche.

La strategia con cui Nasa vuole evitare il gap è la commercializzazione dell’orbita terrestre bassa (LEO). L’Agenzia americana sta valutando una dozzina di proposte presentate da aziende statunitensi all’interno del programma Commercial Low Earth Orbit Development. Nasa prevede di assegnare a due, o al massimo quattro, di loro uno Space Act Agreement, accordi che implicano un sostegno economico totale per l’Agenzia di 400 milioni di dollari tra il 2022 e il 2025, così da sviluppare studi iniziali di stazioni commerciali. Dal 2026 partirebbe la seconda fase del programma con l’eventuale certificazione dei progetti.

Una road map che vede però due differenti criticità.
La prima è la battaglia economica con il Congresso sui finanziamenti. A fronte di una richiesta di 150 milioni di dollari per il 2020 e il 2021, Nasa ha infatti ricevuto un quinto della somma. Con un rapporto pubblicato lo scorso 14 luglio, il Congresso ha confermato di nuovo un sostegno parziale anche per il 2022: dei 101,1 milioni di dollari richiesti, la legge di spesa della Camera copre meno della metà dell’importo, 45 milioni di dollari. Il Senato non si è ancora pronunciato.
Lo scorso 21 settembre, durante un’audizione della sottocommissione spaziale della Camera, Robyn Gatens, direttore del programma Iss al quartier generale della Nasa, ha dichiarato che «nelle prossime settimane verrà consegnato un piano di transizione strategico e tattico molto più approfondito», volendo così rassicurare il Congresso che ha denunciato la mancanza di dettagli del piano Nasa.

La seconda difficoltà è il tempo: non sappiamo per quanti anni ancora la Iss potrà funzionare. Con un pensionamento della Iss inizialmente paventato per il 2024 , la Nasa ora sostiene che la struttura è sicura e utilizzabile almeno fino al 2028; l’amministratore dell’agenzia spaziale statunitense Bill Nelson ha appoggiato il mantenimento della stazione operativa fino al 2030.
Recentemente però sono emersi diversi problemi: alcune crepe in un modulo russo causano una piccola ma persistente perdita d’aria; a luglio invece è accaduto l’incidente in fase di attracco del modulo Nauka. Difficoltà che hanno sollevato dubbi sulla redditività a lungo termine della stazione e sulla capacità di supportare un periodo di transizione di circa due anni previsto da Nasa per spostate attività e ricerche sulle future stazioni commerciali.

Riunitosi il 23 settembre, l’Aerospace Safety Advisory Panel della NASA ha dichiarato che questi problemi sono comunque monitorati. George Nield, un membro del panel, chiede tuttavia all’Agenzia di «comunicare chiaramente all’industria le sue aspettative riguardo ai requisiti e alla tempistica, e assicurarsi di avere una sovrapposizione con la Iss».

All’incertezza sulla continuità della ricerca scientifica in orbita, ambiente a basso rischio dove testare tecnologie e procedure per missioni con equipaggio verso lo spazio profondo, si affianca un problema geopolitico: lasciare alla Cina, in piena corsa nel completamento della sua Stazione Spaziale entro il 2023, la pole position nella gestione dell’orbita terrestre bassa. Todd Harrison, direttore dell’Aerospace Security Project del Center for Strategic and International Studies, ha detto che «qualunque gruppo di nazioni emerga come la coalizione di carico nello spazio nel prossimo decennio sarà quella che stabilisce le norme de facto per il commercio spaziale e l’esplorazione che segue».

 

Crediti immagine in evidenza: Nasa