La Cina atterra di nuovo sulla Luna. Dopo il successo di Chang’e-4 – atterrata sul lato nascosto della Luna nel 2019 – ora è il turno di Chang’e-5, la prima missione cinese di sample return. Chang’e- 5 è atterrata ieri nei pressi del Mons Rumker e ha subito spiegato i suoi pannelli solari per dare il via al suo compito. Si tratta di un evento storico: l’ultima raccolta di campioni risale al 1976 quando la missione Luna 24 dell’Unione Sovietica tornò a casa con circa 170 grammi di materiale.
La missione, partita lo scorso 23 novembre, è composta da un lander, un orbiter, un veicolo per il ritorno e uno di risalita. Se tutto procede come previsto il lander passerà i prossimi giorni a raccogliere circa 2 chili di materiale scavando fino a 2 metri sotto la superficie. I campioni verranno poi trasferiti al veicolo di risalita che li lancerà in orbita verso quello di ritorno che li consegnerà a terra, precisamente nelle steppe della Mongolia interna, a metà dicembre.
La missione è molto complessa e verrà completata in un paio di settimane per via delle esigenze energetiche: il lander in fatti è alimentato da energia solare e deve completare il suo lavoro in due settimane terrestri, prima che il sole tramonti: un giorno lunare infatti corrisponde a 29 giorni terrestri, e viene seguito da due settimane di oscurità.
Chang’ e-5 è l’ultima in ordine temporale di una serie di missioni dedicate alla raccolta di campioni che hanno preso il via dagli anni sessanta, con il programma Nasa Apollo. La missione cinese inoltre non è l’unica che attualmente sta tentando l’impresa del recupero di materiale da un corpo celeste. La sonda Hayabusa 2 della Jaxa è sulla via di ritorno verso la Terra e conta di consegnare il suo carico il 5 dicembre, mentre Osiris Rex della Nasa, che ha raccolto campioni di polvere e rocce dall’asteroide Bennu, tornerà a casa a settembre del 2023.