Con l’esplorazione robotica di Marte, alcuni luoghi del pianeta rosso ci sono diventati quasi familiari. Come il cratere Jezero, oggetto di studio del rover Perseverance, che in oltre due anni di esplorazione ha aggiunto oltre 850 nuovi nomi a diverse località o persino singole rocce sulla superficie marziana.

Ma in che modo vengono assegnati nomi e soprannomi al paesaggio di Marte?

Il primo e più semplice criterio è quello di dare ai luoghi marziani nomi terrestri. Ad esempio, Perseverance di recente ha iniziato a studiare il cratere Belva, all’interno del più grande Jezero. Il nome viene da una città della Virginia Occidentale, che a sua volta prende il nome da Belva Ann Lockwood, una delle prime donne a candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti alla fine dell’800.

A oltre 3200 chilometri di distanza da Perseverance il rover Curiosity ha invece appena perforato una zona chiamata Ubajara, nome di un parco nazionale in Brasile.

I nomi ufficiali come questi vengono assegnati dall’Unione astronomica internazionale, che ha delle linee guida ben precise per la toponomastica di Marte e di qualunque altro luogo del Sistema solare. Crateri piccoli devono ricevere nomi di piccole città – come il cratere Belva appunto, o anche lo stesso cratere Jezero, che prende il nome da una città bosniaca.

Ma i nomi forse più affascinanti sono quelli non ufficiali, dati ad esempio alle rocce marziane – inclusi i piccoli campioni prelevati da Perseverance. Questi nomi vengono assegnati dalle squadre di missione, e spesso diventano più famosi dei nomi ufficiali.

Ed ecco che i nomi marziani scelti dai team della Nasa negli anni ’90 richiamano icone quali Indiana Jones, mentre oggi abbiamo nomi come Bonanza King, una delle valli osservate da Curiosity e nominata in questo modo perché ricorda la Death Valley in California. Su Marte esiste persino la bacon strip, chiamata così perché vista dallo spazio ricorda appunto una fetta di bacon.