La corsa cinese verso lo spazio non accenna a fermarsi nonostante alcuni intoppi. Uno degli ultimi progetti della Cina riguarda la costruzione di uno spazioporto galleggiante a largo delle coste della città di Hayang, nella provincia dello Shandong. Si tratta di una struttura mobile ideata dalla China Aerospace Science and Technology Corporation che, una volta operativa, verrà utilizzata per il lancio di veicoli leggeri, nonché per la costruzione e la manutenzione di razzi, satelliti e altre applicazioni spaziali. Lo spazioporto diventerà il quinto impianto di lancio della Cina e darà al programma spaziale del paese un nuovo grado di flessibilità mitigando anche il rischio causato dai lanci che al momento vengono effettuati nelle vicinanze delle aree popolate.
La costruzione di uno spazioporto galleggiante è in linea con l’espansione dei servizi di lancio che la Cina ha visto recentemente. Negli ultimi 20 anni il paese ha aumentato in modo esponenziale il numero dei lanci compiuti grazie alla famiglia di lanciatori Lunga Marcia. Nello specifico nel 2001 la Cnsa ha ultimato un solo lancio utilizzando un Lunga Marcia 2F mentre nel 2018 quel numero è salito a 37 grazie alla combinazione dei modelli Lunga Marcia 2, 3, 4 e 11. Quest’anno, nonostante i limiti imposti dalla pandemia, la Cina ha portato a termine 26 lanci e conta di sviluppare nelle vicinanze dello spazioporto un cluster di produzione aerospaziale e industriale che include la costruzione di un complesso di lancio commerciale vicino allo Jiuquan Satellite Launch Center.
La Cina deve però fare i conti con un fallimento, quello del lancio del vettore Kuaizhou-1A avvenuto lo scorso 12 settembre che trasportava con sé il satellite di telerilevamento ottico per l’OT Jilin-1 Gaofen-02C. La conferma della perdita del vettore – secondo fonti della Cnsa – è avvenuta circa 5 ore dopo il lancio dallo Jiuquan Satellite Launch Center e le cause non sono ancora state rese note: per il momento si ipotizza un guasto al motore del quarto stadio che non avrebbe permesso il corretto inserimento in orbita del payload. Il lancio di sabato è il primo fallimento in 10 voli per il lanciatore Kuaizhou-1A considerato un razzo affidabile e preciso, sviluppato dalla China Aerospace Science and Industry Corporation.
La Cina inoltre è stata protagonista insieme a Stati Uniti ed Emirati Arabi dell’estate marziana con il lancio di Tianwen-1 una missione con 13 strumenti a bordo composta da un orbiter che studierà la magnetosfera, la ionosfera e il campo gravitazionale del pianeta, un lander e un rover. Il lancio è stato eseguito in modo nominale e sabato scorso la Cnsa ha confermato che la sonda gode di buona salute e si trova a circa 15 milioni di chilometri dalla Terra in rotta verso il pianeta rosso.
E’ invece avvolta dal mistero la sorte del veicolo spaziale riutilizzabile – in grado di trasportare equipaggio e carichi utili – lanciato lo scorso 6 settembre a bordo del Lunga Marcia 2F. L’agenzia cinese non ha rilasciato immagini del liftoff ma si è limitata a dichiarare che la navicella ha fatto ritorno presso il sito di atterraggio prestabilito, domenica scorsa. L’ipotesi che va per la maggiore tra gli addetti ai lavori è che la Cina abbia testato uno spazioplano sul modello dell’americano X-37B progettato dall’Air Force e decollato lo scorso maggio per la sua sesta missione.
La navetta riutilizzabile fa parte dell’ultimo piano quinquennale della Cina (2021-2025), che dovrebbe includere anche il lancio di tutti i componenti che costituiranno la stazione spaziale permanente dal 2021 al 2023. Ma non è tutto. Se i piani andranno come previsto la Cina invierà tre missioni di sample return – Chang’e-5, 6 e 7 – sulla Luna e potenzierà l’esplorazione marziana con l’invio di altre missioni, di cui una dedicata al recupero di campioni, nel corso del prossimo decennio.