L’Australia parteciperà alla missione Artemis. Lo ha annunciato il premier Scott Morrison, durante una conferenza stampa tenutasi sabato scorso presso la sede della Nasa a Washington. I rappresentanti di Stati Uniti e Australia hanno firmato una dichiarazione di intenti che prevede l’individuazione di aree di interesse reciproco come la robotica e la gestione da remoto delle risorse, un sistema già utilizzato dall’Australia nell’estrazione mineraria. Come parte del suo impegno, l’Australia triplicherà il budget della sua agenzia spaziale, per supportare al meglio il programma di esplorazione lunare. «Siamo onorati dell’impegno dei nostri amici australiani in questo progetto – commenta Jim Morhard, della Nasa – questo accordo rafforza il nostro obietto che prevede l’esplorazione sostenibile della Luna, attraverso la creazione di infrastrutture dedicate».
Anche se la sua agenzia spaziale è operativa da poco più di un anno, l’Australia vanta una stretta collaborazione con gli Usa che risale all’epoca delle missioni Apollo. Nel dettaglio, un accordo tra la Nasa e dall’Organizzazione per la ricerca industriale scientifica del Commonwealth (Csiro), firmato nel 1960, consente il tracciamento e le comunicazioni delle missioni americane attraverso il Canberra Deep Space Communication Complex, che è parte integrante del Deep Space Network della Nasa.
Ma non è tutto. Anche L’Europa ha potuto usufruire delle risorse offerte dal Paese in particolare quelle dei suoi vasti deserti, utilizzati dal team del rover Rosalind Franklin della missione Esa ExoMars 2020. La scelta è caduta sul territorio australiano, per via della conformazione delle rocce e del terreno che è simile a quella che il rover si troverà ad affrontare nella sua esplorazione marziana. La dichiarazione di intenti amplia la lista di paesi che parteciperanno al programma Artemis che mira a riportare l’uomo sulla Luna entro il 2024 e a stabilire un’esplorazione sostenibile del satellite entro il 2028.