Una tecnologia low-cost per scoprire mondi lontani al di fuori del nostro Sistema planetario. È il progetto messo a punto da un team di astronomi della Penn State University, in collaborazione con l’azienda RPC Photonics di Rochester, New York. L’idea è ‘attaccare’ ai telescopi di terra un device micro-ottico in grado di minimizzare gli effetti di distorsione dell’atmosfera terrestre, affinando così le misurazioni dell’intensità della luce proveniente da corpi celesti distanti. I risultati preliminari, che mostrano l’efficacia della nuova strumentazione, sono stati appena pubblicati su The Astrophysical Journal.
“Questa tecnologia è poco costosa e offre un’alta precisione fotometrica – dice Gudmundur Stefansson, leader dello studio – e può permettere di individuare più facilmente gli esopianeti nel momento in cui transitano davanti alla propria stella. Una potenzialità particolarmente rilevante in questo momento storico, dato che la Nasa lancerà il suo Transiting Exoplanet Survey Satellite all’inizio del 2018”
Lo strumento progettato da Stefansson e colleghi si basa su una struttura in vetro (immagine in basso) facilmente adattabile a una grande varietà di telescopi. Il team di ricerca lo ha già testato con successo su 3 telescopi: Hale, al Palomar Observatory in California; Arc, all’Apache Point Observatory nel Nuovo Messico: e infine il telescopio di 0,6 metri del Davey Lab Observatory alla Penn State University. In tutti questi casi, le immagini prodotte erano più nitide rispetto a quelle realizzate in precedenza. Si aspetta dunque di applicare questa nuova tecnologia alla ricerca di pianeti lontani.