La Grande e la Piccola Nube di Magellano sono due galassie satelliti che orbitano intorno alla Via Lattea, sono visibili nell’emisfero meridionale e prendono il nome dal navigatore che le descrisse nel XVI secolo. Nel tempo, la gravità della nostra galassia ha strappato loro particelle di gas che vengono attratte formando un arco: la cosiddetta Corrente Magellanica. Da quando questo flusso d’idrogeno è stato individuato nel 1972, gli scienziati hanno dato il via a nuove teorie sulla nascita e l’evoluzione di queste galassie.

Utilizzando gli ultimi dati sulla struttura del gas che forma questa Corrente, in uno studio pubblicato su The Astrophysical Journal Letters, i ricercatori dell’Università del Wisconsin-Madison e dello Space Telescope Science Institute (Stsci) hanno scoperto che il flusso potrebbe essere cinque volte più vicino alla Terra di quanto ipotizzato in precedenza.

I recenti modelli astronomici si basano sui dati ricavati dallo stesso gruppo di lavoro che nel 2020 aveva aggiunto un nuovo elemento per spiegare l’origine di questo flusso: un alone galattico o corona, formato da stelle, polveri e gas. La nostra galassia lo possiede e anche la massa complessiva delle Nubi di Magellano potrebbe legittimarne uno proprio.

«Con l’aggiunta della corona abbiamo proposto una nuova soluzione con nuovi modelli» ha detto Scott Lucchini, autore principale dello studio. «Il risultato più sorprendente è che la Corrente risulta molto più vicina alla Via Lattea di quanto pensassimo». Gli scienziati attribuiscono al flusso un’età di circa 3,5 miliardi di anni. «La nuova distanza riscontrata cambia la nostra comprensione del flusso – afferma Andrew Fox scienziato del Stsci – Significa che le nostre stime sulle sue proprietà, come la massa e la densità, dovranno essere riviste». Secondo le nuove previsioni questo gas potrebbe entrare in collisione con la Via Lattea in circa 50 milioni di anni, fornendo materiale nuovo per avviare la nascita di nuove stelle nella nostra galassia.

E non è tutto. Variando lo schema della Corrente, si potrebbero scoprire stelle sfuggite agli astronomi poiché cercate nel posto sbagliato. Si tratterebbe di stelle sottratte alle loro galassie madri con il resto del gas del flusso e quindi non più così deboli come quando facevano ancora parte delle Nubi. Secondo l’italiana Elena D’Onghia, relatrice della ricerca e docente di Astronomia all’Università del Wisconsin-Madison «questo modello ci dice esattamente dove dovrebbero essere le stelle».

Inoltre, «aggiungere la presenza della corona ai modelli precedenti ha cambiato la questione orbitale delle Nubi» spiega Lucchini: mentre le Nubi di Magellano vengono attratte dalla Via Lattea, la Piccola Nube orbita attorno alla Grande nella direzione opposta rispetto a quanto si pensava in precedenza. Questo spiega perché il flusso s’inarchi verso la Terra, piuttosto che estendersi nella direzione opposta dello spazio. Al momento si stima che l’estremità più vicina dell’arco della Corrente Magellanica sia a soli 65mila anni luce di distanza; consideriamo che la Grande Nube si trova a 157mila anni luce, mentre la Piccola Nube a 200mila.

 

Immagine in apertura: in rosa, l’emissione radio del flusso di Magellano che si estende attraverso il cielo e termina alle due galassie di Magellano in basso a destra. Crediti: Nasa