Si restringe la finestra di tempo «tra il 28 marzo ed il 4 aprile» per il rientro incontrollato sulla Terra della stazione spaziale cinese Tiangong-1 che sta precipitando sul nostro pianeta. Frammenti della stazione potrebbero colpire anche l’Italia e la possibile area nazionale «interessata è quella centro-meridionale, che parte più o meno dall’area dell’Emilia Romagna e va verso il sud», stando a quanto riferisce la Protezione Civile che ha inviato a tutte le Regioni e a tutti i ministeri una circolare.
La ‘mappà delineata dalla Protezione Civile prevede come perimetro di impatto dei frammenti del ‘Palazzo celestè che «resisteranno all’attrito con l’atmosfera», nella zona «all’interno della fascia -44°S e +44°N di latitudine». «L’area è molto ampia e costituita in gran parte da oceani e deserti, ma il raggio di impatto include anche zone di Stati Uniti, Brasile, India, Cina e Italia» segnala il Dipartimento che sta seguendo, fianco a fianco con gli esperti dell’Agenzia Spaziale Italiana, la ‘caduta liberà della stazione.
L’Italia, che è «al momento segnalata come probabile area di impatto», è coinvolta nel monitoraggio del ‘Palazzo celeste’ attraverso l’Agenzia spaziale italiana (Asi). Il compito di Asi, evidenzia la Protezione Civile sul suo sito, «è tenere sotto controllo attraverso radar e telescopi il decadimento della stazione e per fare questo ha coinvolto il proprio Centro di Geodesia Spaziale di Matera».
Dal lancio ad oggi, segnala ancora il Dipartimento, la massa complessiva della stazione spaziale cinese «si è progressivamente ridotta in quanto la vita operativa, pianificata inizialmente in due anni, è stata ampiamente superata e una gran quantità di carburante è stato consumato per sostenere l’orbita e le condizioni di abitabilità all’interno del modulo. Si stima che la parte di propellente residuo che avrebbe permesso il previsto rientro controllato nell’Oceano Pacifico sia ancora a bordo».
«A causa della complessità dell’interazione fra la stazione spaziale e l’atmosfera terrestre, solo nelle ultimissime fasi del rientro si potranno definire meglio la data e le parti del globo terrestre coinvolte» avverte il Dipartimento. È partita sette anni fa, il 30 settembre del 2011, ora la Tiangong-1 sta tornando sulla Terra ed il rientro è incontrollato ma «non alla cieca». A seguire il lento avvicinamento del laboratorio spaziale sperimentale cinese ci sono i sensori di osservazione puntati da Terra e sui satelliti in orbita dalle agenzie spaziali di tutto il mondo che seguono il suo percorso orbitale e registrano la posizione ed il tasso di decadimento.
Claudio Portelli, responsabile dell’ Agenzia spaziale italiana per lo studio dei detriti spaziali e il controllo degli asteroidi spiega: “Questo modulo dell’ agenzia spaziale della Repubblica popolare cinese è l’oggetto più tracciato dagli organi di sorveglianza dello spazio: la massa dell’ oggetto desta un po’ di attenzione. È lungo dieci metri, quattro di diametro e in più ci sono i pannelli solari. Inoltre al suo interno sono stipati anche elementi che difficilmente possono bruciare”. E anche se il 66% dei detriti che non bruciano in cielo di solito cade in acqua, “resta comunque il 34% che possano cadere sulla superficie terrestre”.
Ogni anno cade sulla Terra un detrito al giorno (superiore ai 10 cm) ma, spiega Portelli, “si brucia completamente”. Per quanto riguarda il satellite cinese “ci sono così tanti radar di sorveglianza – spiega l’ingegnere – per cui è in piedi un meccanismo ben rodato con la Protezione civile e con altri attori come la Difesa nazionale, e il contributo di altri Paesi europei. Ci sono scarsissime possibilità che il nostro territorio venga coinvolto. I radar comunque stanno seguendo, istante per istante, l’evoluzione del rientro del satellite cinese”.
Il tavolo tecnico annunciato dall’Asi a inizio marzo è ormai attivo e con l’Agenzia e la Protezione Civile siedono anche Enac, Enav e ministero della Difesa. Il viaggio di rientro della stazione spaziale cinese non è però «alla cieca», la ‘caduta libera della Tiangong-1 è seguita dalle agenzie spaziali di tutto il mondo e al momento per gli esperti dell’Asi Claudio Portelli e Ettore Perozzi «sono davvero basse le probabilità che la stazione spaziale cinese Tiangong 1, o meglio i suoi frammenti, possano cadere sull’Italia, una probabilità talmente bassa da essere improbabile». Ma la Protezione Civile e la ‘task force’ che segue la ‘corsà della Tiangong-1 verso la Terra non allenta la presa.
Il Dipartimento chiarisce che «solo tre giorni prima dell’evento avremo, dall’Agenzia Spaziale Italiana, la conferma del giorno esatto in cui questi frammenti cadranno, e 36 ore prima della caduta avremo maggiori informazioni sull’area che potrebbe essere interessata dal fenomeno». «La conferma dell’area interessata avverrà, però, con un preavviso, sull’eventuale impatto, che potrebbe essere inferiore ai 40 minuti» avverte la Protezione Civile.