Finora, sono 3.900 i pianeti confermati al di fuori del nostro Sistema Solare. La maggior parte di essi è stata rilevata attraverso una tecnica conosciuta come metodo dei transiti, che misura la diminuzione periodica della luce della stella causata dal passaggio del pianeta davanti a essa. Con questa tecnica gli astrofisici possono calcolare le dimensioni di un esopianeta e la sua distanza dalla stella. Ma per ottenere maggiori informazioni e rilevare possibili tracce di vita, gli scienziati devono avvalersi di strumenti più potenti. Per questo motivo, gli ingegneri della Nasa stanno lavorando allo sviluppo di telescopi spaziali di nuova generazione, compresi i telescopi ‘segmentati‘, cioè costruiti da molteplici tasselli che si comportano come un singolo specchio. La sfida che i telescopi del futuro dovranno affrontare, sarà quella di riuscire a mantenere stabili i segmenti dello specchio e puntare all’unisono verso un esopianeta. Ma il minimo spostamento, in qualsiasi parte del telescopio, potrebbe interrompere le misurazioni.
Per far fronte a questo problema, gli ingegneri del Mit hanno proposto l’ausilio di un secondo veicolo spaziale dotato di un semplice laser che, volando ad una certa distanza dal telescopio, fungerebbe da ‘stella guida‘, fornendo una fonte luminosa vicino al pianeta bersaglio, in modo tale che il telescopio possa sfruttarlo come punto di riferimento nello spazio per mantenersi stabile.
«La nostra ricerca suggerisce che in futuro potremmo essere in grado di costruire un telescopio un po’ meno stabile, ma in grado di sfruttare una fonte luminosa come riferimento per la sua fermezza », dice Ewan Douglas, autore principale del paper, pubblicato su The Astronomical Journal. «Negli anni ’90, gli scienziati hanno iniziato a usare la tecnologia laser da Terra per stabilizzare i telescopi. Ora stiamo estendendo quell’idea, ma piuttosto che puntare un laser da terra, lo stiamo facendo partire direttamente dallo spazio su un telescopio nello spazio».
I telescopi terrestri hanno bisogno di stelle guida per contrastare gli effetti atmosferici, ma i telescopi spaziali – per l’imaging dei pianeti extrasolari – devono contrastare le minime variazioni della temperatura del sistema e qualsiasi altro disturbo dovuto al movimento. L’idea di una ‘stella guida laser’ nello spazio è nata da un progetto finanziato dalla Nasa. Secondo i ricercatori, il progetto sembra essere fattibile con le tecnologie attualmente disponibili e potrebbe essere applicato ai CubeSat o agli SmallSat. L’obiettivo è quello di riuscire a dispiegare non uno, ma una piccola flotta di stelle guida per aiutare a stabilizzare il telescopio mentre ispeziona un sistema esoplanetario multiplo. «Ora stiamo analizzando i sistemi di propulsione attualmente esistenti e individuando quanti veicoli spaziali vorremmo utilizzare», afferma Douglas. «Inoltre, pensiamo che questo sia anche un modo efficace per ridurre il costo di questi grandi telescopi spaziali segmentati ».