Dopo 20 anni di ricerche, gli astronomi sono riusciti a scovare grazie al potente occhio del telescopio spaziale Hubble il quasar più luminoso mai scoperto nel cosmo primordiale. L’oggetto, brillante quanto 600 trilioni di soli, fornisce una visione unica del nostro universo come doveva apparire 13 miliardi di anni fa, appena un miliardo di anni dopo il Big Bang.

Ribattezzato dagli scienziati con il lungo nome di J043947.08+163415.7, il quasar è stato identificato da un team internazionale di ricercatori guidato dall’Università dell’Arizona a Tucson. Tra gli autori dello studio, pubblicato su The Astrophysical Journal Letters, anche Marco Bonaglia dell’Istituto Nazionale di Astrofisica a Firenze, che ha combinato i dati di Hubble con quelli raccolti dal Large Binocular Telescope (Lbt) in Arizona. “I dati di alta qualità che abbiamo ottenuto con Lbt – spiega il ricercatore –  sono stati fondamentali per avvalorare l’ipotesi che la luce del quasar fosse affetta da lensing gravitazionale, cosa che è stata definitivamente confermata dalle osservazioni effettuate grazie al telescopio spaziale Hubble”.

Quello del lensing gravitazionale è ad oggi il metodo principale per osservare oggetti molto distanti dalla Terra. Si verifica quando la sorgente luminosa – in questo caso il quasar – viene amplificata da un altro corpo celeste, posto sulla stessa linea dell’osservatore. L’oggetto che ha svolto il ruolo di lente gravitazionale per l’osservazione di J043947.08+163415.7 è una galassia collocata appunto tra la Terra e il quasar, la cui luminosità è stata così amplificata di ben 50 volte.

«Abbiamo finalmente scoperto quello che stavamo cercando da molto tempo – commenta Xiaohui Fan, prima firma dello studio – e non ci aspettiamo di trovare molti altri oggetti più brillanti di questo in tutto l’universo osservabile». Il quasar immortalato da Hubble è dunque piuttosto raro, e non solo per la sua luminosità visibile: l’oggetto è infatti parecchio brillante anche alle lunghezze d’onda submillimetriche, nelle quali è stato osservato dal telescopio James Clerk Maxwell alle Hawaii.

Questo tipo di emissione è dovuta all’intensa attività di formazione stellare presente nella galassia ospite, stimata in circa 10mila stelle all’anno. Un dato che fa pensare al ruolo chiave di questo luminosissimo quasar anche per quanto riguarda la nascita di nuovi astri – basti pensare che nella nostra Via Lattea ogni anno si accende in media soltanto una nuova stella.