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La missione Punch di Nasa ha fornito il suo primo sguardo completo su alcune eruzioni solari che dall’atmosfera esterna del Sole si sono spinte fino allo spazio interplanetario. Queste esplosioni, chiamate espulsioni di massa coronale (Cme), sono state fotografate dal 21 ottobre al 12 novembre dalle quattro sonde che costituiscono Punch.

Ciascuna delle navicelle spaziali della missione è dotata, infatti, di una telecamera che funziona con le altre come un unico strumento virtuale. Mentre tre veicoli su quattro ospitano una Wide Field Imager che cattura immagini della parte più esterna della corona solare e del vento solare, a bordo dell’ultima navicella spaziale si trova il coronografo Narrow Field Image: questo strumento oscura artificialmente il disco solare ed è così in grado di rivelare i dettagli deboli e sfumati della corona solare, la parte più esterna dell’atmosfera del Sole.

Combinando le osservazioni di ciascun veicolo, la missione Punch è quindi in grado di realizzare un unico mosaico che mostra l’evoluzione degli eventi meteorologici spaziali dal Sole fino alla Terra.

Queste eruzioni solari, immortalate da Punch, hanno provocato intense tempeste geomagnetiche. Una di queste, a metà novembre, è stata classificata come G4, ovvero il secondo livello più alto di gravità.
Questi eventi estremi non solo innescano i bellissimi spettacoli delle aurore boreali sulla Terra, ma rappresentano un rischio elevato concreto per gli astronauti in viaggio nello spazio e per le tecnologie satellitari che vengono così esposti a un maggiore livello di radiazione.

Capire come questi e altri eventi potenzialmente distruttivi si formano nell’atmosfera solare e si evolvono nello spazio è uno degli obiettivi della missione Punch. I suoi quattro veicoli sono distribuiti lungo il terminatore del Sole, ossia il confine tra il giorno e la notte della Terra. Questo permette alla missione di avere una visione continua e senza ostacoli del Sole e dell’ambiente circostante. Una prospettiva utile a poter comprendere come nasca il vento solare, ossia il flusso di particelle cariche espulse dalla corona solare che poi investe tutti i pianeti, compresa la Terra.

I dati che Punch fornirà in futuro potrebbero quindi portare a previsioni più accurate sull’arrivo di eventi estremi di space weather sulla Terra e sui relativi impatti su esploratori robotici e su equipaggi umani in missione nello spazio.

«L’attuale rilascio dei dati è ancora preliminare, poiché continuiamo a perfezionare la calibrazione a terra fino al livello di precisione necessario per raggiungere la nostra sensibilità finale — ha affermato Craig DeForest, principal investigator della missione Punch presso il Southwest Research Institute — Questo rilascio è una pietra miliare perché, anche se abbiamo ancora del lavoro da fare, questi sono i primi prodotti di dati che possono essere utilizzati direttamente per tracciare le Cme e altri eventi attraverso la corona solare esterna e l’eliosfera interna»

I risultarti futuri di Punch arriveranno anche grazie all’apporto di altre missioni e altre agenzie spaziali, tra cui l’Agenzia Spaziale Italiana.
La missione Punch integra, infatti, le sue osservazioni con quelle di altre missioni Nasa che studiano il Sole, come Parker Solar Probe, Stereo, Codex e la recente Imap; in collaborazione con Esa, ci sono Soho e Solar Orbiter, missione che vede l’importante contributo italiano.

Immagine in evidenza: Illustrazione artistica dei quattro veicoli che compongono la missione Punch. Crediti: Nasa.
Video sopra: video che mostra diverse espulsioni di massa coronale che eruttano dalla superficie del Sole dal 21 ottobre al 12 novembre 2025 e osservate dalle camera a bordo delle quattro navicelle di Punch. Crediti: Nasa

Guarda qui sotto il Deep Space Parker e Solar Orbiter insieme per svelare i misteri del Sole pubblicato su Asi Tv.