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La superficie di Cerere, il pianeta nano che orbita tra Marte e Giove, è stata scandagliata con l’Intelligenza Artificiale sulla base dei dati della missione Dawn confermando che il materiale organico scoperto dalla sonda proviene da impatti esterni.

Alla ricerca delle origini del Sistema Solare, la Nasa nel 2007 ha inviato la sonda Dawn, con a bordo lo spettrometro Vir fornito dall’Agenzia Spaziale Italiana, per lo studio dell’asteroide Vesta e del protopianeta Cerere. In orbita nella fascia principale degli asteroidi, si ritiene che questi corpi siamo i resti, in gran parte inalterati, della fase iniziale del Sistema Solare.

Le molecole organiche scoperte su Cerere tra il 2015 e il 2018 con gli strumenti di Dawn avevano aperto degli interrogativi. Provengono dal sottosuolo o da impatti di meteoriti? I dati raccolti a distanza hanno individuato molecole organiche, ma gli scienziati non hanno potuto identificare con certezza i singoli tipi di molecole.

In un nuovo studio, un gruppo di ricercatori guidato dal Max Planck Institute for Solar System Research (Mps) in Germania, ha presentato l’analisi più completa finora realizzata su questi campioni e il loro contesto geologico. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista AGU Advances. Per la prima volta gli scienziati hanno utilizzato l’intelligenza artificiale per analizzare i dati osservativi di Dawn confermando precedenti ricerche secondo le quali il criovulcanismo di Cerere non è responsabile dei depositi organici scoperti finora.

«I siti di queste molecole organiche sono rari e privi di qualsiasi firma criovulcanica – ha detto Ranjan Sarkar del Mps e primo autore dello studio – La maggior parte dei depositi si trova lungo il bordo o in prossimità del cratere Ernutet, nell’emisfero settentrionale di Cerere, tre si trovano a una distanza maggiore, mentre altri due sono stati scoperti poco distanti».

I ricercatori confermano quindi che il materiale organico presente su Cerere sia stato introdotto da impatti di asteroidi provenienti dalla fascia principale e le simulazioni al computer lo dimostrano. Essendo vicini e non raggiungendo alte velocità, l’impatto dell’asteroide avrebbe generato poco calore, tale da far sopravvivere i composti organici.

Abbandonata l’idea che la materia organica possa provenire da attività di criovulcanismo, resta comunque in piedi anche l’ipotesi che gli elementi costitutivi della vita si siano formati nell’oceano sotterraneo di Cerere. La possibilità che possa essere presente un deposito d’acqua sotto la sua crosta è stata avanzata nel 2022 con la scoperta di molecole di acqua salina nel cratere Urvara.

«Tuttavia, i depositi organici finora rilevati in modo affidabile con Dawn probabilmente non provengono da Cerere stesso – ha spiegato Andreas Nathues dell’Mps – In futuro sarà necessaria una missione di atterraggio per rilevare materiale organico dall’interno di Cerere».

 

Immagine in evidenza: i siti del materiale organico scoperto sulla superficie di Cerere – Crediti: Mps