👉 Seguici anche sul nostro canale WhatsApp! 🚀

La missione Juno della Nasa ha recentemente documentato un evento estremo sulla luna di Giove Io, il corpo celeste più vulcanicamente attivo del Sistema Solare. Il sofisticato strumento Jiram (Jovian Infrared Auroral Mapper) ha rilevato un’enorme regione di attività vulcanica nell’emisfero meridionale della luna, un fenomeno ritenuto senza precedenti per la sua intensità. Jiram (spettrometro dell’Inaf-Iaps, realizzato da Leonardo) fa parte del contributo italiano fornito alla missione grazie all’impegno dell’Agenzia Spaziale Italiana.

Io, grande quanto la nostra Luna, deve la sua tormentata geologia a Giove. La sua orbita ellittica comporta variazioni costanti nella forza gravitazionale esercitata dal pianeta, che ‘strizza’ la luna senza sosta. Questo processo genera enormi quantità di calore da attrito che fonde porzioni dell’interno del satellite e alimenta circa 400 vulcani attivi sulla sua superficie.

Con l’estensione della missione Juno, originariamente progettata per studiare l’atmosfera di Giove, Jiram ha puntato gli occhi anche sulle lune Io, Europa, Ganimede e Callisto. Nonostante la distanza maggiore del sorvolo rispetto ai precedenti effettuati a dicembre 2023 e febbraio 2024, quando la sonda si era avvicinata fino a 1.500 chilometri dalla sua superficie di Io, le nuove osservazioni hanno fornito dati sorprendenti.

Durante l’ultimo flyby del 27 dicembre 2024 – a una distanza di soli 74.400 chilometri dalla luna – lo strumento a infrarossi, con lo sguardo rivolto verso l’emisfero sud di Io, ha rilevato un enorme ‘punto caldo’, talmente potente da saturare i sensori della sonda. Si tratta verosimilmente di un vasto sistema di camere magmatiche sotterranee che hanno prodotto l’eruzione vulcanica più intensa mai registrata su Io.

Il team scientifico di Jiram stima che questa struttura si estenda per 100mila chilometri quadrati, con una potenza termica che supera gli 80 trilioni di watt, un’energia che si traduce in colossali pennacchi di lava e cenere espulsi dalla superficie. Un’eruzione di questa portata è destinata a lasciare segni permanenti sulla superficie di Io. Le precedenti grandi eruzioni hanno già lasciato il segno depositando frammenti di roccia espulsi, flussi di lava e pennacchi vulcanici ricchi di zolfo e anidride solforosa che oggi modellano la luna.

Con il prossimo sorvolo previsto per il 3 marzo 2025, Juno osserverà nuovamente la zona di calore, esaminando ulteriori cambiamenti nel paesaggio utili a individuare attività vulcaniche su Io, ma anche su altri mondi.

 

In apertura: l’enorme hotspot, ‘punto caldo’, visibile appena a destra del polo sud di Io in questa immagine catturata dallo strumento a infrarossi Jiram, a bordo della sonda Juno, il 27 dicembre 2024, durante il sorvolo della luna gioviana. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech/SwRI/Asi/Inaf/Jiram