Sono due realtà sfuggenti situate a soli 400mila chilometri di distanza dalla Terra e la loro esistenza, annunciata nel 1961, è sempre stata oggetto di discussione in quanto sono caratterizzate da una luminosità estremamente debole: le due entità misteriose sono le nubi di Kordylewski, che debbono il nome al loro scopritore, l’astronomo polacco Kazimierz Kordylewski. Le due elusive vicine del nostro pianeta sono balzate agli onori della cronaca per uno studio che ne conferma l’esistenza e che è stato pubblicato di recente su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society (articolo: “Celestial mechanics and polarization optics of the Kordylewski dust cloud in the Earth–Moon Lagrange point L5 – Part II. Imaging polarimetric observation: new evidence for the existence of Kordylewski dust cloud”). La ricerca è stata condotta da un gruppo di astronomi e fisici dell’Università Loránd Eötvös di Budapest.

Nel 1961 Kordylewski osservò due ammassi di polveri vicino al punto lagrangiano L5, ma negli anni la loro esistenza è stata messa in dubbio a causa della bassissima luminosità che ne rende difficile l’identificazione. Il team della ricerca aveva già avuto a che fare con le nubi di Kordylewski ed aveva dedicato loro – lo scorso mese di settembre – un altro studio su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society (articolo: “Celestial mechanics and polarization optics of the Kordylewski dust cloud in the Earth–Moon Lagrange point L5 – I. Three-dimensional celestial mechanical modelling of dust cloud formation”). In questo lavoro, il team dell’Università Loránd Eötvös aveva creato un modello tridimensionale delle nubi per comprendere come si sono formate e come poterle identificare, utilizzando filtri polarizzati che trasmettono la luce con una particolare direzione.

Nello studio pubblicato su Monthly Notices all’inizio del corrente mese, i ricercatori hanno messo in atto il metodo illustrato precedentemente: hanno effettuato una serie di indagini tramite l’osservatorio privato dell’autore principale del paper, applicando un sistema di filtri polarizzati ad una fotocamera e impiegando un dispositivo ad accoppiamento di carica (Ccd detector). Le immagini ottenute con questo metodo hanno mostrato la presenza di luce polarizzata dalle polveri e gli schemi osservati sono coerenti sia con quanto previsto dal suddetto modello tridimensionale, sia con le osservazioni effettuate da Kordylewski quasi sessant’anni fa. In questo modo è stata confermata l’esistenza delle due nubi, entità che gli autori dello studio ritengono siano meritevoli di ulteriori approfondimenti data la loro presenza nei pressi del punto L5. Questo punto lagrangiano, infatti, per la sua stabilità è considerato un potenziale sito per eventuali stazioni spaziali che dovrebbero fungere da base per l’esplorazione umana del Sistema Solare; è quindi importante definire al meglio la situazione di queste nubi per comprendere se la loro presenza può costituire un ostacolo od un pericolo.

Immagine: la regione centrale delle nubi vicino al punto L5 visibile alla luce polarizzata (Credits: J. Slíz-Balogh)