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C’è un luogo sulla Terra che fin dai tempi delle missioni Apollo viene sfruttato per l’addestramento degli equipaggi destinati alla Luna: questo luogo è l’Islanda.

L’assenza di vegetazione e la presenza di rocce basaltiche, ossia rocce vulcaniche a grana fine, conferiscono, infatti, alla remota isola europea una geologia e un paesaggio molto simili a quelli lunari. L’Islanda è per questo motivo il set ideale per allenare abilità e strumenti fondamentali in missioni spaziali destinate alla Luna.
Questa estate, anche l’equipaggio di Artemis II ha continuato la tradizione. Il team si è, infatti, trasferito al completo sull’isola nordica per unirsi agli esperti di geologia per un addestramento sul campo in attrezzatura da trekking e non in tuta spaziale. Lo scopo è affinare le loro abilità geologiche su terreni vulcanici che assomigliano alla superficie della Luna.

L’addestramento geologico dell’equipaggio di Artemis II in Islanda. Crediti: Nasa/Robert Markowitz

Protagonisti delle esercitazioni gli astronauti Reid Wiseman, Victor Glover, Christina Koch di Nasa e Jeremy Hansen di Csa, ovvero l’equipaggio ufficiale di Artemis II. Al loro fianco anche i due astronauti di riserva della missione, ossia Andre Douglas di Nasa e Jenni Gibbons di Csa. 

Artemis II verrà lanciata nel settembre 2025 e porterà l’equipaggio di 4 astronauti a orbitare attorno alla Luna senza prevedere però alcun allunaggio, scopo invece della missione successiva Artemis III. Ma quindi che senso ha ora un addestramento sul campo? Sono tre le principali ragioni.

La prima è che oltre a esplorare la geologia dell’Islanda, i membri dell’equipaggio di Artemis II si sono esercitati nella navigazione e nel lavoro di squadra, fornendo feedback agli istruttori e informazioni molto utili per gli addestramenti destinati ai futuri equipaggi Artemis, compresa l’identificazione di siti idonei dove poterli svolgere. 

La seconda sta nel fatto che i princìpi di geologia sviluppati sul campo saranno comunque fondamentali per raggiungere gli obiettivi scientifici della loro missione: far propri alcuni concetti permetterà, infatti, all’equipaggio di Artemis II di riconoscere le caratteristiche geologiche lunari osservabili dall’orbita, potendole così descrivere in dettaglio al team di Terra.

«Avere degli esseri umani con una fotocamera mentre passano vicino alla Luna e descrivono agli scienziati ciò che stanno vedendo in un linguaggio comprensibile, è un vantaggio per la scienza – afferma Kelsey Young, responsabile scientifico di Artemis II – Per lo più, è su questo che addestriamo gli astronauti quando li portiamo, sulla Terra, in ambienti simili alla Luna».

La terza ragione, infine, è il mettere alla prova gli strumenti per le analisi geologiche che le future missioni Artemis dovranno trasportare sulla Luna. Tra questi vi sono martelli, palette e scalpelli per raccogliere campioni di roccia lunare. Durante l’addestramento si è testata così la loro efficienza. Gli strumenti Artemis, da un lato, hanno una marcia in più rispetto ai tradizionali strumenti di geologia terrestre ma, dall’altro, devono essere utilizzabili indossando guanti pressurizzati e, allo stesso tempo, devono garantire che sia preservata la natura incontaminata dei campioni lunari. Per lo sviluppo degli attrezzi, infine, gli ingegneri devono tenere conto anche della limitata disponibilità di spazio durante il lancio.

Artemis II sarà la prima missione della Nasa con equipaggio sotto il programma Artemis e aprirà la strada al ritorno, dopo oltre 50 anni, di astronauti sul suolo lunare che avverrà con Artemis III, prevista al momento nel settembre 2026.

Immagine in evidenza: Angela Garcia, geologa dell’esplorazione e responsabile scientifico di Artemis II presso il Johnson Space Center della Nasa, dimostra come utilizzare un martello e uno scalpello per staccare un campione di roccia da un grosso masso durante l’addestramento di geologia sul campo di Artemis II in Islanda. Crediti: Nasa/Robert Markowitz.