Il clima rigido di alcune aree della Luna potrebbe diventare un valido alleato nella conservazione di specie faunistiche che sul nostro pianeta sono diventate vulnerabili e rare: è questo il fulcro di un nuovo studio pubblicato su BioScience, rivista scientifica che dal 1964 si occupa di biologia sotto vari aspetti. L’indagine, curata da un gruppo di scienziati statunitensi, è stata coordinata dallo Smithsonian National Zoo and Conservation Biology Institute di Washington e prospetta l’utilizzo di alcune zone fredde (cold spot) del nostro satellite naturale per creare una banca dati di campioni biologici di animali terrestri a rischio di estinzione.
Studi recenti hanno messo in rilievo che, su 8 milioni di specie viventi sulla Terra, oltre 1 milione si trova in condizioni critiche. Secondo il gruppo di lavoro, questa stima è solo la punta dell’iceberg dato che ci potrebbero essere specie ancora sconosciute che potrebbero sparire prima di essere classificate. La creazione di una banca dati in un luogo remoto e con un clima favorevole, come le regioni polari della Luna, potrebbe essere un’ottima soluzione per preservare parte della biodiversità del nostro pianeta.
Questo potenziale ‘bioparco’ lunare si baserebbe quindi sulla crioconservazione, un processo che consiste nel congelamento di materiale cellulare mantenuto in una sorta di animazione sospesa. Le regioni polari della Luna, infatti, presentano dei crateri che non subiscono l’irraggiamento solare da oltre 2 miliardi e di anni e hanno una temperatura pari a -196°C.
La Luna quindi può offrire dei veri e propri ‘archivi’ naturali per ospitare i campioni. Tuttavia, il progetto non è esente da criticità, in primis di carattere logistico come le modalità di trasporto del materiale biologico sul nostro satellite e di immagazzinamento prima di collocarlo nei cold spot. Campioni di questo genere, infatti, richiedono protezioni particolari per preservarli dagli imprevisti del viaggio e soprattutto dalle radiazioni solari. I problemi principali, però, sono di altra natura: i costi e soprattutto i conflitti in atto che minano la cooperazione internazionale necessaria per un progetto così complesso.
Il team della ricerca, comunque, ha già realizzato un test per verificare la fattibilità della proposta, utilizzando campioni di ghiozzo stellato (Asterropteryx semipunctata), un pesce che vive nell’Oceano Pacifico.
In alto: il terreno accidentato del polo sud lunare con il cratere Shackleton (Crediti: Nasa/Kari/Asu)