Senza la missione Dart, la prima dimostrazione di difesa planetaria di una sonda contro un oggetto celeste, probabilmente non avremmo mai sentito parlare dell’asteroide Didymos e del suo compagno Dimorphos, vero bersaglio della sonda Nasa. E invece con il successo di Dart questo doppio asteroide è diventato tra i più studiati e discussi del cielo.
Adesso un nuovo studio combina i dati di Dart e una serie di modelli simulativi per ipotizzare l’origine dell’asteroide Dimorphos. Secondo la ricerca, accettata per la pubblicazione sulla rivista Icarus, un tempo l’asteroide Didymos ruotava su se stesso molto velocemente. Questo ha provocato una progressiva perdita di massa, che ha formato un anello attorno all’asteroide. Secondo gli astronomi, Dimorphos si è formato proprio da questo materiale, e precisamente nel momento in cui la forza gravitazionale di marea di Didymos ha superato il cosiddetto limite di Roche dell’asteroide. La stima è che Didymos abbia dovuto perdere almeno il 25% della sua massa per formare Dimorphos in questo modo.
Tale modello prevede anche che Dimorphos abbia una forma molto irregolare, proprio perché costruita dal lento accumulo di molti frammenti più piccoli. Questo sembrerebbe in linea anche con i dati raccolti da Dart al momento dell’impatto – evento osservato da LiciaCube, il cubesat dell’Agenzia Spaziale Italiana che è stato l’unico testimone oculare dello scontro tra la sonda e l’asteroide.