Nuovo caso di detriti spaziali potenzialmente pericolosi. Il satellite russo in disuso Resurs P1 è andato in pezzi, producendo oltre 100 frammenti in orbita bassa. Secondo quanto riportato dall’Usspacecom, il Comando Spaziale statunitense, l’incidente è avvenuto il 26 giugno intorno alle 18 italiane.
«L’Usspacecom – si legge nella dichiarazione – non ha osservato minacce immediate e continua a condurre valutazioni di routine. Abbiamo informato le organizzazioni commerciali, governative, alleate e partner tramite space-track.org, indicando la Russia come proprietaria del satellite».
Nelle ore successive, la Nasa ha deciso di attuare quella che ha definito una “misura precauzionale standard”, dando istruzione agli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale di rifugiarsi nelle rispettive navicelle attraccate alla Iss. Questo perché, secondo i dati raccolti, la rottura di Resurs P1 è avvenuta a un’altitudine vicina a quella della stazione. «Il centro di controllo missione ha continuato a monitorare il percorso dei detriti e, dopo circa un’ora, l’equipaggio è stato autorizzato a uscire dalla navicella e la stazione ha ripreso le normali operazioni», ha scritto la Nasa in un aggiornamento su X. Nessuna dichiarazione ufficiale è arrivata invece dall’agenzia spaziale russa.
L’episodio riaccende i riflettori sull’urgente problema dei detriti spaziali in continuo aumento in orbita bassa. Sono stati diversi gli allarmi lanciati negli ultimi anni, così come gli appelli ad aumentare le misure di sicurezza nella gestione dei satelliti in disuso. Casi ancora più gravi di quello di Resurs P1 hanno costretto a varie manovre anti collisione della Iss per schivare detriti potenzialmente pericolosi.
Emblematico è stato il caso di un altro satellite russo, Cosmos 1408, che nel novembre 2021 è stato oggetto di un molto discusso test missilistico da parte della Russia. L’operazione ha causato almeno 1500 detriti spaziali rilevabili, che secondo le stime dell’Usspacecom resteranno in orbita per anni e potenzialmente decenni, mettendo a rischio le attività spaziali. Nel giugno 2022, uno dei frammenti provenienti da Cosmos 1408 ha rischiato di colpire la Iss, che è stata quindi sottoposta a una manovra di sicurezza per allontanarsi dalla traiettoria del detrito.
Nel nuovo caso di Resurs P1, non è ancora chiaro che cosa abbia provocato l’incidente. Lanciato nel 2013, Resurs P1 era un satellite russo per l’osservazione della Terra, del peso di circa 6.000 chilogrammi. La missione è terminata nel 2021, e l’orbita del satellite stava progressivamente decadendo. Al momento dell’incidente, la sua altitudine era scesa a circa 355 chilometri.
Secondo quanto riportato da Spacenews, la spiegazione più accreditata è che sia stato il veicolo stesso a rompersi, senza dunque subire scontri da parte di altri oggetti in orbita. Questo potrebbe essere avvenuto a causa di una mancata passivazione al termine della vita operativa di Resurs P1. La passivazione di un veicolo spaziale è la rimozione di qualsiasi fonte di energia interna, come lo scarico delle batterie e lo sfiato dei serbatoi. L’energia immagazzinata che non viene dissipata può causare, anche a distanza di anni, esplosioni e frammentazioni, con il conseguente incremento del già grave problema della spazzatura spaziale in orbita bassa. Esattamente quanto potrebbe essere successo al satellite russo Resurs P1.
Immagine in apertura: Modello del satellite russo Resurs-P. Crediti: Vitaly V. Kuzmin, CC BY-SA 4.0